Nel corso degli incontri tra i Ministri al G20 è stato ribadito un concetto fondamentale: serve investire nella salute delle persone
“In occasione del G20 Salute e Finanze ho ribadito l’importanza di rafforzare ed estendere i servizi sanitari a livello locale, nazionale e internazionale. Dobbiamo garantire a tutta la popolazione mondiale un accesso rapido ed equo al vaccino, nella dichiarazione finale abbiamo rilanciato gli obiettivi del ‘Patto di Roma’ per la vaccinazione globale. Senza investimenti nella salute di ogni essere umano non esiste crescita sociale né economica”.
Così il Ministro della Salute Roberto Speranza ha commentato il risultato della prima riunione congiunta dei Ministri delle Finanze e della Salute del G20. L’incontro guidato dalla Presidenza italiana il 29 ottobre a Roma.
L’incontro si è tenuto alla vigilia del Vertice dei Capi di Stato e di Governo del G20. Ed è stato co-presieduto da Daniele Franco, Ministro dell’Economia e delle Finanze, e Roberto Speranza, Ministro della Salute.
I Ministri delle Finanze e della Salute hanno concordato un Comunicato congiunto.
Nel corso della Presidenza italiana del G20, i membri si sono impegnati per portare la pandemia sotto controllo ovunque il prima possibile e per rafforzare gli sforzi collettivi per prevenire, individuare e rispondere a pandemie future. In questo senso, il G20 farà tutto il necessario per raggiungere l’obiettivo globale di vaccinare almeno il 40% della popolazione mondiale entro la fine del 2021 e il 70% entro la metà del 2022, come raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Tutti i partecipanti al G20 concordi sull’aumento dei vaccini e delle contromisure mediche nei paesi in via di sviluppo
I Ministri delle Finanze e della Salute si sono inoltre impegnati a contribuire ad aumentare la fornitura di vaccini e le contromisure mediche nei paesi in via di sviluppo e a rimuovere i relativi vincoli di fornitura e di finanziamento. A tal fine, il G20 continuerà a sostenere l’acceleratore di accesso agli strumenti COVID-19 (ACT-A) e l’estensione del suo mandato al 2022. Promuovendo la collaborazione con iniziative globali e regionali.
I Ministri hanno riconosciuto che i finanziamenti per la prevenzione, la preparazione e la risposta alle pandemie (PPR) devono essere più adeguati. Maggiormente sostenibili e meglio coordinati. I membri del G20 suggeriscono una continua cooperazione tra i decisori sanitari e quelli finanziari per affrontare potenziali lacune. Mobilitando un mix appropriato di meccanismi di finanziamento multilaterali esistenti ed esplorando la creazione di nuovi.
La Task Force del G20 rafforzerà la collaborazione e la cooperazione sulla prevenzione e preparazione alle pandemie
In particolare, al fine di rafforzare ulteriormente un coordinamento tra i ministeri delle Finanze e della Salute, i membri del G20 hanno concordato di istituire una Task Force congiunta Finanze-Salute. Tale Task Force rafforzerà la collaborazione e la cooperazione globale sulle questioni relative alla prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie. Lasciando così la comunità internazionale meglio preparata nel caso di eventuali minacce sanitarie future. La Task Force promuoverà anche lo scambio di esperienze e buone pratiche, sviluppando accordi di coordinamento tra i ministeri delle Finanze e della Salute. Promuovendo l’azione collettiva e incoraggiando una gestione efficace delle risorse per affrontare le lacune di finanziamento esistenti nella preparazione e nella risposta alle pandemie.
La task force sarà inizialmente presieduta congiuntamente dalle Presidenze del G20 del 2021 e del 2022. Inoltre riferirà ai Ministri della Salute e delle Finanze all’inizio del 2022. Infine sarà assistita da un segretariato ospitato presso l’OMS, con il sostegno della Banca Mondiale.
È quanto emerge da un’analisi condotta da un team dell’Università del Minnesota e pubblicata sulla rivista ‘Obesity’
Circa la metà degli adolescenti obesi trattati con semaglutide è riuscita a perdere abbastanza peso da scendere al di sotto del limite clinico per l’obesità. È quanto emerge da un’analisi secondaria dello studio STEP TEENS condotta da un gruppo di ricercatori dell’Università del Minnesota e pubblicata sulla rivista ‘Obesity’. A coordinare il team di esperti, Aarron Kelly, il quale ha spiegato: “Questi risultati sottolineano l’elevato grado di efficacia clinica di semaglutide in questa popolazione. Si tratta di un risultato storicamente importante senza precedenti con trattamenti diversi dalla chirurgia bariatrica”.
L’analisi ha incluso adolescenti fra i 12 e i 18 anni con indice di massa corporea (IMC) compreso nel 5% dei valori più alti. I partecipanti sono stati randomizzati a ricevere semaglutide 2,4 mg per via sottocutanea una volta a settimana (n=134) o placebo (n=67) per 68 settimane. Inoltre, entrambi i gruppi hanno ricevuto consulenza sullo stile di vita.
Le categorie di IMC considerate, basate sui grafici dei Centers for Disease Control and Prevention, sono state peso normale (IMC da ≥5° a <85° percentile); sovrappeso (IMC da ≥85° a <95° percentile); e classe di obesità I (OCI; IMC ≥95° percentile). La classe di obesità grave II (OCII) è stata definita come una percentuale ≥20% al di sopra del limite del 95° percentile per l’obesità e la classe III (OCIII) come una percentuale ≥40% al di sopra di questo limite. Dei 201 adolescenti randomizzati, 62 (31%) erano in classe OCIII, 69 (34%) in OCII, e 69 (34%) in OCI; solo un partecipante (0,5%) era in sovrappeso ed è stato escluso da questa analisi secondaria. All’inizio dello studio, il peso corporeo medio era 107,5 kg e l’indice di massa corporeo era di 37 kg/m2 (OCII).
Dopo 68 settimane il 74% dei partecipanti trattati con semaglutide ha avuto un miglioramento di una o più categorie di IMC rispetto al 19% di quelli gestiti con placebo. Un miglioramento di almeno due categorie di IMC si è verificato nel 45% dei partecipanti trattati con semaglutide rispetto al 3% di quelli che hanno ricevuto il placebo. Nel complesso il farmaco ha ridotto la percentuale di soggetti con il più alto grado di obesità dal 37 al 14% dopo 68 settimane. Entro lo stesso periodo, il 45% dei partecipanti che hanno assunto semaglutide hanno sperimentato una riduzione dell’indice di massa corporea tale da farli rientrare nel peso ideale o in lieve sovrappeso. Nel gruppo placebo, lo stesso cambiamento si è verificato solo nel 12% del campione.
Le autorità regolatorie hanno riconosciuto il beneficio apportato dalla nuova cura ai pazienti affetti dalla terribile patologia
La Commissione europea ha approvato una nuova terapia: si tratta di ivosidenib, target therapy sviluppata da Servier, azienda farmaceutica francese. Sono due le indicazioni autorizzate per ivosidenib: in associazione con azacitidina per il trattamento di pazienti adulti con leucemia mieloide acuta (Lma) di nuova diagnosi con una mutazione dell’isocitrato deidrogenasi-1 (IDH1) non idonei a ricevere la chemioterapia di induzione standard; in monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con colangiocarcinoma (Cca) localmente avanzato o metastatico con una mutazione (IDH1), precedentemente trattati con almeno una linea di terapia sistemica.
Formulato in compresse, ivosidenib è il primo e unico inibitore di IDH1 approvato in Europa. Ha ricevuto la designazione di farmaco orfano, dopo che le autorità regolatorie hanno riconosciuto il beneficio apportato ai pazienti rispetto alle terapie disponibili a valle di due differenti studi globali multicentrici randomizzati: lo studio ClarlDHy (colangiocarcinoma) e Studio Agile (leucemia mieloide acuta).
Arnaud Lallouette, M.D., Executive Vice President, Global Medical & Patient Affairs di Servier, commenta: “La prognosi per i pazienti con diagnosi di leucemia mieloide acuta o colangiocarcinoma è sempre stata infausta, con opzioni terapeutiche molto limitate. Con l’approvazione da parte della Commissione europea, ivosidenib è ora il primo inibitore mirato di IDH1 approvato in Europa. Questo conferma sempre di più la nostra leadership scientifica nel setting delle mutazioni IDH1 e il nostro impegno nella ricerca di nuove soluzioni terapeutiche per i pazienti affetti da tumori difficili da trattare”
Anche Philippe Gonnard, M.D., Executive Vice President, Global Product Strategy di Serviercommenta con entusiasmo l’efficacia della nuova terapia. “Le mutazioni di IDH1 sono i principali fattori di progressione di malattia nella leucemia mieloide acuta e nel colangiocarcinoma, patologie che spesso vengono diagnosticate in fase avanzata e quindi bisognose di un’opzione terapeutica mirata. Lo sviluppo di nuove terapie come ivosidenib, con un meccanismo d’azione diverso dai chemioterapici tradizionali, offre ai pazienti nuove opzioni terapeutiche in grado di aumentare l’aspettativa e la qualità di vita”.
A seguito dei negoziati, l’accordo prevede la conversione delle dosi originariamente contrattate in ordini facoltativi
L’Unione europea e BioNTech-Pfizer hanno concluso un nuovo accordo per ridurre il numero di consegne dei vaccini contro il Covid pattuite nel terzo contratto di acquisto siglato tra le due parti nel 2021, durante la pandemia. Le dosi inizialmente contrattate potranno essere convertite in ordini facoltativi, dietro pagamento di una tariffa. La somma sarà deducibile nel caso in cui i Paesi decidano di acquistare ulteriori dosi in futuro. Inoltre, l’accordo prevede l’estensione fino a 4 anni, a partire da ora, del periodo in cui i Paesi potranno ricevere i vaccini, compresi quelli adattati alle nuove varianti.
Ma facciamo un passo indietro. Il 20 maggio 2021, la Commissione europea, in collaborazione e per conto degli Stati membri, aveva firmato un terzo contratto con BioNTech-Pfizer per l’acquisto di 900 milioni di dosi di vaccino, con l’opzione di acquistare altre 900 milioni di dosi. Metà delle consegne erano state concordate per il 2021 e il 2022, mentre l’altra meta nel 2023. Il miglioramento della situazione epidemiologica ha portato a un surplus di vaccini. A fine 2022 i ministri della Salute Ue hanno dunque chiesto di ridurre il numero di dosi e prolungare il periodo di consegna. Gli accordi di acquisto con gli sviluppatori di vaccini, “sono giuridicamente vincolanti e non possono essere modificati unilateralmente“ – ha spiegato Bruxelles in una nota.
A seguito dei negoziati con la casa farmaceutica, l’accordo di oggi prevede quindi la conversione delle dosi originariamente contrattate in ordini facoltativi. Un passaggio per il quale si pagherà una tariffa deducibile dal prezzo che gli Stati membri dovrebbero pagare per le dosi opzionali aggiuntive se in futuro decideranno di attivarle. L’accordo prevede infatti che i Paesi possano continuare ad avere accesso a dosi aggiuntive fino al volume originariamente contrattato fino alla fine del contratto, nel caso debbano far fronte a una nuova ondata epidemica.