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Medici internisti: recuperato il 90% di ricoveri persi a causa della pandemia

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Dati in aumento emersi dall’analisi della Federazione dei medici internisti

È stata la preoccupazione di ogni singolo operatore della Sanità e di tutti gli organi competenti. Quella di non lasciare indietro altre patologie in nome della pandemia. Recuperare il terreno perso, dare cure a tutti a prescindere dalla causa. E, dopo un po’ di problematiche da risolvere, alla fine si è arrivati a un buon dato. Aver recuperato il 90% dei ricoveri e delle prestazioni sanitarie saltati a causa del Covid. Un dato ottimo quello emerso nei primi nove mesi del 2021. Il dato emerge dall’analisi della Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri.

Nello specifico, si tratta di cure rivolte a persone affette da diverse patologie. Bpco, scompenso cardiaco, diabete, insufficienza remale cronica, polmoniti, sepsi, edema polmonare acuto, emorragie o infarti cerebrali.

Dati sorprendenti se si pensa che lo scorso anno sono saltati 400mila ricoveri a causa della pandemia. Un anno che ha visto i medici internisti sobbarcarsi il 70% dei pazienti con Covid.

Un netto miglioramento con la possibilità di un recupero totale, anche se, per questo, diventa di fondamentale importanza avere un apporoccio multidisciplinare.

L’approccio multidisciplinare sotto la regia dei medici internisti che è alla base di questo miracoloso recupero – commenta Dario Manfellotto, presidente Fadoi. Deve diventare il nuovo modus operandi dei nostri ospedali, consentendo così di curare anche la piaga delle liste di attesa”.

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Sciopero del 5 dicembre: a rischio 1,5 milioni di prestazioni

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Lo sciopero proclamato da Anaao Assomed e Cimo-Fesmed, in programma a partire dalle 00.00 di domani, martedì 5 dicembre, coinvolgerà il 50% dei sindacalizzati

Il numero delle prestazioni sanitarie in pericolo a causa dello sciopero nazionale di 24 ore indetto per domani, 5 dicembre, da parte di medici, dirigenti sanitari e infermieri, ammonta a 1,5 milioni. Si trovano a rischio una vasta gamma di servizi, tra cui esami di laboratorio, interventi chirurgici (con circa 30.000 programmazioni che potrebbero subire rinvii), visite specialistiche (180.000) ed esami radiografici (50.000). Va sottolineato che, nonostante ciò, le prestazioni d’urgenza saranno comunque garantite.

Lo sciopero, indetto da Anaao Assomed e Cimo-Fesmed, nonché dal sindacato Nursing Up per il comparto, avrà inizio alle 00.00 del 5 dicembre coinvolgendo il 50% dei sindacalizzati. Tuttavia, possono aderire allo sciopero tutti i medici, dirigenti sanitari, tecnici e amministrativi con contratto a tempo determinato o indeterminato presso le Aziende ed Enti del SSN, inclusi gli IRCCS, IZS, Arpa, nonché coloro che sono dipendenti da strutture private e/o religiose con rapporto di convenzione e/o accreditamento con il SSN. Anche i medici specializzandi assunti secondo il cosiddetto Decreto Calabria hanno la possibilità di aderire allo sciopero. Inoltre, è ammessa la partecipazione del personale medico universitario che svolge attività assistenziale presso un’Azienda Ospedaliera Universitaria. Per il comparto, possono aderire tutti i professionisti sanitari non medici, appartenenti alle qualifiche contrattuali del settore della sanità, che operano presso le ASL, le Aziende Ospedaliere e gli enti della sanità pubblica italiana.

Le cinque richieste

La protesta dei camici bianchi e degli operatori sanitari, tra cui infermieri, ostetriche e professionisti delle sanitarie ex legge n. 43/2006, è motivata da almeno cinque richieste chiave: l’incremento delle assunzioni di personale, la detassazione di una parte della retribuzione, l’allocazione di risorse adeguate per il rinnovo del contratto di lavoro, la depenalizzazione dell’atto medico e l’abolizione dei tagli alle pensioni. In concomitanza con lo sciopero, si terranno manifestazioni in diverse località d’Italia, mentre i leader delle Associazioni parteciperanno al SIT-IN programmato a Roma in Piazza SS Apostoli alle ore 11.30.

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Medici e utilizzo dei social: le raccomandazioni dell’Ordine Nazionale

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Stilate una serie di raccomandazioni sull’uso di social media da parte della Fnomceo – Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri

Prevedere, possibilmente, l’apertura di due profili, uno personale e uno professionale. Usare cautela nell’accettare le richieste di amicizia dei pazienti. Assicurarsi della validità scientifica dei contenuti diffusi attraverso i post. Scrivere di salute, con particolare attenzione alla prevenzione e alla lotta alle fake news, in modo da aumentare la consapevolezza del cittadino. Ed ancora: non suggerire cure, in termini generali, né tantomeno dare consigli clinici individuali.

Sono, queste, alcune delle ‘Raccomandazioni sull’uso di social media, di sistemi di posta elettronica e di istant messaging nella professione medica e nella comunicazione medico-paziente’, elaborate da Eugenio Santoro, primo autore del documento, Guido Marinoni, Guerino Carnevale, Francesco Del Zotti per conto del Gruppo di Lavoro – coordinato da Giacomo Caudo – ‘Information and Communications Technology’ della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri.

L’invito è a rispettare sempre la privacy e l’anonimato dei pazienti, soprattutto nella discussione di casi clinici, e non diffondere dati sensibili. Esplicitare, inoltre, un eventuale conflitto di interessi. Complessivamente, il gruppo di lavoro invita a rispettare, anche sui social così come nella vita reale, i principi del Codice di Deontologia Medica.

Le proposte di raccomandazioni, che non costituiscono ancora la posizione ufficiale della Fnomceo, potrebbero essere una base di partenza, spiega la stessa, “per modificare e ampliare, anche con linee guida allegate, gli articoli del Codice Deontologico relativi all’Informatizzazione e innovazione, all’Informazione e Comunicazione, e alla Pubblicità sanitaria”.  

 Fonte.

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Il robot sociale, il dispositivo che alleggerisce i ricoveri

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Il suo compito è quello di mantenere la mente del paziente ricoverato allenata, riducendo la condizione di disagio legata all’ospedalizzazione

Interagiscono con i pazienti diminuendone lo stresso da ricovero, stimolandoli ad eseguire esercizi di rilassamento, ad ascoltare musica o a vedere un film. È questo il compito del robot sociale, ufficialmente entrato nelle corsie delle Unità di neuro-riabilitazione della Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma con una sperimentazione che ne testerà l’utilità in pazienti ricoverati. 

I robot sociali sono dei dispostivi dotati di una serie di funzioni utili a mantenere la mente allenata così da ridurre la condizione di disagio legata all’ospedalizzazione“James è il nostro modello di robot sociale che stiamo contribuendo a sviluppare – commenta Federica Piras, psicologa, logopedista e ricercatrice responsabile del progettoJames può essere di supporto per una serie di funzioni come facilitare le comunicazioni con l’esterno per ridurre il senso di solitudine, fornire attività di stimolazione cognitiva adattate alle condizioni del singolo paziente, intrattenere con lettura dei quotidiani o di libri, visione di film e documentari, viaggi virtuali. Ma anche fornire sessioni di meditazione, suoni della natura e musica”.

Lo studio è parte del progetto intitolato ‘Remember-Me’. Il progetto prevede l’impiego di nuove tecnologie a servizio delle persone anziane per il monitoraggio continuo e la prevenzione del declino cognitivo“Ad oggi – spiega ancora Piras –hanno partecipato al progetto Remember-Me 70 anziani italiani che hanno accolto positivamente la presenza di questa tecnologia presso le loro abitazioni dimostrando, anche nella popolazione più anziana, un’adesione all’innovazione tecnologica inaspettata”.

Il sistema è stato oggetto di un ulteriore sviluppo, con nuove funzioni adatte all’utilizzo all’interno dei reparti di neuro-riabilitazione ospedaliera di alta specialità. Ora, i medici del Santa Lucia ne valuteranno, su basi scientifiche, la concreta utilità tra le corsie dell’ospedale.

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