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Make Sense Campaign 2023 – Intervista al Presidente AIOCC Roberto Maroldi

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Il Prof. Roberto Maroldi, Presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Cervico-Cefalica (AIOCC), racconta nei dettagli la più grande iniziativa di sensibilizzazione contro i tumori testa-collo 

Dal 18 al 22 settembre 2023, ha preso vita la Make Sense Campaign, la campagna europea dedicata all’educazione e sensibilizzazione per la prevenzione dei tumori del distretto testa-collo. In Italia, l’iniziativa è stata promossa con forza dall’Associazione Italiana di Oncologia Cervico-Cefalica (AIOCC), coinvolgendo 141 centri che, durante quella settimana, hanno offerto giornate di diagnosi precoce gratuite, aperte a tutti o su prenotazione. L’obiettivo era duplice: individuare tempestivamente eventuali sintomi e indirizzare i pazienti ai necessari accertamenti, sottolineando al contempo l’importanza della prevenzione come pratica quotidiana, non limitata a una sola settimana l’anno.

A poco più di un mese dall’evento, abbiamo scelto di intervistare il principale artefice di questa Campagna, nonché il Presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Cervico-Cefalica (AIOCC): il Prof. Roberto Maroldi. Le risposte chiare ed esaustive dell’esperto offrono un quadro dettagliato di questa iniziativa di grande rilevanza.

La Campagna nel dettaglio

Presidente Maroldi, potrebbe illustrare l’importanza della Make Seinse Campaign?

“La Make Sense Campaign si impegna attivamente nella sensibilizzazione delle persone riguardo a una serie di sintomi, veri campanelli d’allarme, che se trascurati possono comportare lo sviluppo di neoplasie avanzate nel distretto testa-collo. Ogni anno, in Italia, si registrano circa 10.000 pazienti con diagnosi di tumore del testa-collo. Due sono le cause principali: da un lato l’abuso combinato di alcol e fumo, che incide sulle superficie epiteliali delle vie digestive e sulla laringe, dall’altro, l’infezione di un virus cancerogeno, il virus HPV, responsabile di un rapido aumento dei tumori localizzati nell’oro-faringe. In particolare, questa zona, che include le tonsille, è un punto di intersezione del nostro organismo con agenti patogeni, quali il virus HPV, che ha contribuito a un aumento di neoplasie maligne legate a comportamenti sessuali”.

“Pertanto, è di vitale importanza porre attenzione su segni chiave. Nel caso delle malattie neoplastiche correlate al virus, la presenza di una tumefazione al collo, specialmente lateralmente, persistente per oltre 3 settimane, dovrebbe destare preoccupazione e spingere il paziente a cercare una visita medica. La Make Sense Campaign si concentra su questi segni e sintomi che possono fungere da segnali di allarme per tali malattie. È fondamentale prestare attenzione non solo alle tumefazioni al collo ma anche a sintomi come voce disfonica protratta per oltre 2-3 settimane, dolore all’orecchio e paralisi facciale”.

140 strutture e 5000 pazienti: alcuni numeri

“La Make Sense Campaign offre gratuitamente visite alle persone in Italia che ne avvertono la necessità. Lo scorso anno, più di 120 strutture, pubbliche e private, hanno partecipato, e quest’anno il numero è significativamente cresciuto, superando le 140. Sempre nel 2022, con questa iniziativa, siamo entrati in contatto con oltre 4.300 pazienti, mentre quest’anno si si è arrivati quasi a 5.000 pazienti. Oltre 850 di questi sono stati rimandati ad approfondimenti. Una grandissima campagna di pubblicizzazione sia reale che virtuale ha reso possibile questo successo”.

I motivi di un importante successo

In che modo la Make Sense Campaign 2023 ha affrontato la sfida? Come si può spiegare questo miglioramento? Le persone stanno capendo di più l’importanza della prevenzione? 

“Credo che ci siano diverse ragioni alla base di questa situazione. Abbiamo attentamente valutato come trasmettere il messaggio, avvalendoci di due supporti fondamentali: il primo riguarda il coinvolgimento di società scientifiche che hanno diffuso il messaggio in modo capillare tra otorinolaringoiatri, chirurghi maxillo-facciali, medici di medicina generale, i quali hanno reso disponibili locandine per raggiungere un vasto pubblico. Il secondo pilastro di supporto è stato costituito dai gruppi di advocacy, che hanno ulteriormente amplificato il messaggio, sostenendo i pazienti”. 

“Questa strategia si è dimostrata cruciale. Abbiamo mirato a una diffusione massima del messaggio, utilizzando loghi, slogan e elementi di richiamo come il noto “hai la testa a posto?”. Questi elementi sono pensati per catturare l’attenzione e indirizzarla verso l’essenziale: considerare questi sintomi come campanelli d’allarme da non trascurare“.

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Le guerre in Europa tra salute e disabilità – Intervista alla Dott.ssa Leonardi

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I conflitti in atto degli ultimi tempi stanno rivoluzionando in negativo il concetto di salute in Europa. Abbiamo approfondito il tema con un’esperta in materia, la Dott.ssa Matilde Leonardi

La connessione tra disabilità e salute in periodi di guerra è un tema complesso che mette in luce sfide uniche e impatti profondi sulla popolazione coinvolta. La guerra, con la sua brutalità e le conseguenze devastanti, provoca un aumento significativo della disabilità tra civili e combattenti. Questa realtà presenta un intricato panorama di problemi che vanno oltre la semplice menomazione fisica, coinvolgendo aspetti psicologici, sociali ed economici. Nel contesto europeo, la percezione della guerra come un fenomeno distante è stata scossa negli ultimi anni, portando a una riconsiderazione degli approcci medici e politici nei confronti della salute in situazioni di conflitto.

Per saperne di più Italian Medical News ha di recente intervistato la Dottoressa Matilde Leonardi, una figura di spicco nel campo della neurologia e pediatria in Italia. Attualmente Direttrice di Neurologia presso l’Unità di Sanità Pubblica, Disabilità e Centro di Ricerca Coma dell’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, la Dottoressa Leonardi è riconosciuta a livello internazionale come FEAN (Fellow of the European Academy of Neurology) e consulente esperto dell‘OMS in neurologia, disabilità, invecchiamento e sviluppo delle politiche. Co-presidente del gruppo del Forum OMS NeuroCOVID sui servizi neurologici essenziali per i recuperatori COVID-19 e membro del Presidio della Federazione Mondiale di Neuroriabilitazione, la Dottoressa Leonardi condivide la sua prospettiva su come gli eventi bellici e la disabilità impattino sulla salute, offrendo un’illuminante analisi in un contesto europeo in rapida evoluzione.

Il terribile cambiamento degli ultimi anni

Dottoressa, qual è la sua opinione sull’insorgere dei conflitti in una regione come l’Europa, che per lungo tempo non aveva sperimentato simili problematiche belliche?

“Siamo in Europa, e fino a quattro anni fa, il concetto di guerra evocava principalmente la Bosnia, l’ultimo scenario bellico per noi europei. In quel periodo, ci consideravamo al di fuori di tale realtà, percependo la guerra come un tema coinvolgente paesi più lontani. Tuttavia, tutto è mutato negli ultimi anni. Anche noi medici affrontavamo la questione in modo diverso; personalmente, mi occupavo sia del punto di vista di coloro che, a causa della guerra, diventano disabili, sia delle implicazioni belliche per coloro che già presentano disabilità. Tutto rientrava nel contesto delle emergenze. La guerra, fino a pochi anni fa rappresentava per noi un argomento d’analisi da parte degli esperti, ma che non ci coinvolgeva direttamente“.

“Purtroppo, negli ultimi quattro anni, tutto è cambiato qui in Europa. Recentemente sono tornata dal Kazakistan, dove abbiamo condotto una riunione della Regione Europea per discutere delle linee guida della Primary Health Care. Era un incontro programmato da tre anni. Mai avremmo immaginato che all’interno della Regione Europea ci saremmo trovati nella zona con il maggior numero di conflitti bellici protagonisti del ragionamento sulla salute della popolazione europea.”

I tre conflitti in atto

Qual è la sua valutazione delle connessioni tra i conflitti attuali in Europa e l’impatto sulla salute pubblica’

 “Attualmente, affrontiamo tre conflitti: il primo riguarda l’aggressione della Russia sull’Ucraina nel 2022. Il secondo è il significativo conflitto tra Azerbaijan e Armenia, che, sebbene non sia ampiamente discusso, è riconosciuto come una questione nella regione europea dell’OMS. Il terzo conflitto è scaturito dall’attacco terroristico di Hamas il 7 ottobre, che sta diventando una tragedia. Questa tragedia si svolge in un contesto in cui il 48% della popolazione è composto da persone sotto i 18 anni, colpendo statisticamente in modo drammatico i bambini. Parlare di guerra in relazione alla salute non era prassi in Europa dal periodo della Seconda Guerra Mondiale. Mai ci saremmo aspettati di dover cambiare la nostra prospettiva sui determinanti della salute, inserendo la pace come fattore chiave.

“La connessione tra guerra e salute non era contemplata tre anni fa, quando è stato pianificato questo convegno regionale sulle nuove direzioni della salute in Europa. Non avremmo mai immaginato che nelle conclusioni sarebbe stato essenziale introdurre la pace come determinante di salute per la regione europea, poiché la mancanza di pace sta provocando un netto peggioramento delle condizioni di salute, non solo per le persone direttamente coinvolte nei conflitti. Sta avvenendo un cambiamento enorme, al quale non possiamo rimanere indifferenti, sia come individui che come professionisti della salute e politici”.

“Il sangue non ha colore, e i medici intervengono su tutti”

In termini concreti cosa possono fare gli operatori sanitari per provare a limitare i danni?

“Posso condividere la mia esperienza personale riguardo alla collaborazione attuale con l’Ucraina. Ero consulente del governo ucraino prima dell’inizio della guerra, focalizzandomi sulla chiusura degli Istituti Internat, le strutture che ospitano persone con disabilità. Già all’epoca ero coinvolto nei dibattiti sulla disabilità in Ucraina. Ovviamente, con l’inizio della guerra, la prospettiva è cambiata. La mia presenza mi ha permesso di osservare alcuni fenomeni significativi. Uno di questo è che la guerra ha drasticamente aumentato il livello di disabilità nella popolazione. Posso affermare che in Ucraina si è verificato un aumento delle disabilità non solo tra i combattenti, ma anche tra i civili“.

“Cosa possiamo fare noi come medici? Il sangue non ha colore, e i medici intervengono su tutti. Nel mio campo, la riabilitazione e la neuro-riabilitazione, ritengo che la disabilità non debba essere vista solo come una menomazione fisica, ma anche come un problema contestuale. Affrontare questa sfida richiede un impegno esteso con numerosi stakeholder, non solo medici, ma anche del mondo del lavoro, dell’istruzione, dei servizi sociali, eccetera. Quindi, come medici, dobbiamo operare su tutti i fronti. In definitiva, un medico che si trova a lavorare in contesti di conflitto non deve mai smettere di arrendersi e di fare il proprio lavoro e non deve mai concentrarsi esclusivamente su un determinato gruppo. È fondamentale prendersi cura di tutti.”

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Dott.ssa Leonardi

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BD in prima linea nella lotta alla Sepsi

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È fondamentale diffondere cultura sulla sepsi, patologia purtroppo sempre più diffusa in Italia e nel mondo. Ne abbiamo parlato con alcuni esperti del settore

La sepsi o setticemia è una sindrome clinica caratterizzata da un’abnorme Risposta Infiammatoria Sistemica (SIRS), messa in atto dall’organismo in seguito al passaggio nel sangue di microrganismi patogeni provenienti da un focolaio sepsigeno. Se manca la componente flogistica non si parla più di sepsi, ma di “semplice” batteriemia (presenza di batteri nel sangue dimostrata da almeno un’emocoltura positiva). La sepsi è una condizione potenzialmente molto grave, che passa attraverso stadi di gravità crescente e come tale necessita di un immediato trattamento medico.

BD si distingue come una delle aziende più impegnate e appassionate nella lotta contro la sepsi, dimostrando una dedizione costante nell’innovazione e nello sviluppo di soluzioni avanzate per migliorare l’individuazione diagnostica e il trattamento di questa grave condizione medica. Abbiamo dunque approfondito l’argomento con alcuni esperti del settore: il Dott. Salvatore Distefano – TLSB Direzione Medica AOUP “P.Giaccone” di Palermo, la Dott.ssa Carla Caio – Customer Solution Expert BD e l’Ing. Andrea Brivio – Marketing Manager BD.

L’intervista si è svolta in concomitanza con la Giornata Mondiale per la lotta contro la sepsi del 13 settembre, durante un evento organizzato presso l’AOU Policlinico “P. Giaccone” di Palermo. La comunità professionale dell’AOU Policlinico “P. Giaccone” ha voluto vivere questa giornata attraverso un momento formativo mirato a sensibilizzare sull’importanza di migliorare la prevenzione, il riconoscimento precoce, nonché la gestione di questa grave condizione clinica.

Guarda l’intervista integrale.

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Semaglutide e terapia farmacologica dell’obesità: la situazione in Italia – Intervista Dott.ssa Di Loreto

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L’esperta Endocrinologa e Diabetologa Chiara Di Loreto fa luce sulla questione semaglutide, il farmaco andato a ruba negli ultimi mesi

Definita come una “rivoluzione” contro l’obesità, la semaglutide iniettiva settimanale è diventata stranota per attraversare un periodo di non facile reperibilità nelle farmacie che verosimilmente si protrarrà per tutto il 2023, come la stessa Agenzia Italiana del farmaco (Aifa) ipotizza.  Visto anche l’acquisto e l’encomio da parte di numerosi personaggi famosi sui social media come una strategia per la perdita di peso, il nuovo farmaco sta avendo difficoltà di accesso per coloro che lo utilizzano per la terapia del diabete tipo 2 . Per questi motivi Aifa ha incluso Ozempic (il nome commerciale del farmaco) nella lista dei farmaci in carenza, insieme ad un altro farmaco iniettivo della stessa classe. Le difficoltà di produzione/distribuzione dei farmaci sta riguardando anche altre classi di farmaci orali utilizzati nella cura del diabete.

Per fare luce sulla questione, Italian Medical News ha deciso di intervistare un’esperta del settore che ha anni di esperienza di utilizzo della classe degli agonisti recettoriali del GLP-1 e pubblicazioni a riguardo: la Dott.ssa Chiara Di Loreto, Medico Specialista in Endocrinologia e Presidente della sezione regionale Associazione Medici Diabetologi (AMD) dell’Umbria. 

Una panoramica generale sulla questione

Dottoressa, cosa pensa lei di tutta la questione semaglutide? Cosa può dirci in merito?

“La semaglutide iniettiva, prescrivibile e rimborsabile in Italia come Ozempic, è un farmaco utilizzato come terapia del diabete. In particolare, Ozempic ha come indicazione principale la cura del diabete mellito di tipo 2. In altre nazioni (Usa, Danimarca, Norvegia e da poco anche Inghilterra) la semaglutide, ma con dosaggi diversi e con nome commerciali differenti (Wegovy), è utilizzata anche per l’obesità; non parliamo semplicemente di sovrappeso ma di una condizione patologica, ossia di una malattia che ha precisi criteri diagnostici e pertanto terapeutici. La questione semaglutide è esplosa negli Usa a fine 2022 per via di una grande diffusione mediatica portata avanti da alcune stars di Hollywood. Questo ha avuto ripercussioni anche in Europa, Italia inclusa. In sostanza, tutto è nato quando questi personaggi noti hanno diffuso sui social gli effetti  ‘miracolosi’ di semaglutide parlandone come una ‘semplice’ terapia dimagrante”.

“La questione è la seguente: negli States hanno utilizzato il farmaco per l’obesità facendone anche un disuso in alcune condizioni non particolarmente patologiche; da noi in Italia, come in buona parte d’Europa, quest’onda mediatica ha favorito il reperimento dell’unica forma di semaglutide presente anche nel suo uso off-label, cioè fuori prescrizione. I canali di distribuzione del farmaco sono stati repentinamente rivisti, in modo che Ozempic venisse concesso solo secondo indicazione e cioè nella terapia del diabete tipo 2″.

“Cosa abbia determinato questa difficoltà di reperimento di Ozempic? Io penso che ci sia stato un connubio di situazioni: da un lato un’aumentata richiesta a livello globale e dall’altro un maggiore utilizzo di semaglutide per il diabete mellito di tipo 2, essendosi rivelato il più potente farmaco non insulinico ora disponibile per questa patologia. Aggiungiamoci anche l’uso a livello mondiale dello stesso principio attivo anche per l’obesità. Qualunque previsione di produzione e distribuzione è stata superata dalla richiesta ed è perciò facile comprendere perché i pazienti abbiano avuto e continuino ad avere, seppur attualmente in misura minore, difficoltà a trovare il farmaco nelle farmacie. Purtroppo la domanda ha superato di gran lunga l’offerta”.

Le conseguenze del problema

Chiarissimo Dottoressa. In base a ciò che ci ha appena detto, cosa comporta dunque la difficoltà di reperire Ozempic per i pazienti diabetici?

“Noi diabetologici stiamo vivendo ormai da diversi mesi questa situazione. Ovviamente ci siamo dovuti attrezzare per non lasciare scoperti i pazienti. In ambito diabetologico abbiamo delle alternative anche con lo stesso principio attivo (ad esempio la semaglutide orale), ma anche a base di altre classi di farmaci. Cionondimeno i disguidi sono esistiti e continuano ad esistere sia per i pazienti che per i servizi di diabetologia. Di certo il nostro compito è quello di evitare che il paziente rimanga scoperto per lunghi periodi”.

Ragionando al contrario, che effetto può avere invece un utilizzo inappropriato di semaglutide in quelle persone a cui non era stato prescritto? 

“Su questo argomento se ne sono sentite e lette di ogni tipo. Si è addirittura arrivati alla demonizzazione del farmaco stesso. Dire che semaglutide faccia male agli obesi solo per cavalcare l’onda della criticità di reperimento nel diabetico non è corretto. Questo perché Ozempic è semaglutide al dosaggio studiato nella popolazione diabetica. Non mi sento, per rigore medico e scientifico, di affermare che il farmaco possa nuocere all’obeso: parliamo di un medicinale che ha alle spalle studi clinici sperimentati su popolazioni diabetiche. Semaglutide nell’obeso ha un dosaggio differente ed è basato su studi pre-registrativi effettuati su popolazioni obese”.

“In definitiva, non è corretto dire che l’uso di Ozempic su un obeso sia dannoso ma, allo stesso tempo, la somministrazione di semaglutide per l’obesità richiede accortezze particolari partendo dalla cosa più importante: la prescrizione da parte di uno specialista che abbia esperienza con questo tipo di farmaco. Un uso fuori delle indicazioni può infatti significare la comparsa di effetti collaterali difficili da gestire”.

“Come risolvere la situazione? Solo la Novo Nordisk può farlo”

Secondo Lei, come si può risolvere questa situazione di carenza? Da dove bisogna partire?

“Si tratta sicuramente di una domanda difficile a cui rispondere. So per certo che è in corso l’allestimento di impianti produttivi e che l’azienda produttrice [Novo Nordisk N.d.R ] sta tentando di provvedere a questa esagerata richiesta che è andata ogni oltre loro previsione e lo dico senza intenzione giustificativa. Vero è che da aprile-maggio la carenza di ozempic è stata decisamente meno avvertita, soprattutto per la dose da 1 mg. Laddove esiste ancora questa difficoltà, essa è spesso secondaria all’iperapprovvigionamento del farmaco, benchè anche questo aspetto di recente è regolamentato da AIFA che imporrebbe la prescrizione di un pezzo al mese per paziente. Come si può risolvere la situazione? Solo la Novo Nordisk può farlo. Dal punto di vista clinico la risoluzione sta nell’escogitare strategie simili senza recare danni al paziente mentre da quello assistenziale l’unica soluzione è cercare di arginare lo sconforto in cui il paziente cade”.

C’è qualcosa che vuole aggiungere, un commento finale?

“Mi auguro che tutte le parti in gioco, dai mass media ai clinici, cerchino di comprendere l’importanza del diabetologo in questa situazione. Bisogna cercare le strategie giuste con gli specialisti giusti. A me di tutta la situazione ha infastidito la strumentalizzazione delle informazioni poiché ha creato distorsioni della realtà. Si è addirittura parlato di popolazione diabetica contro quella obesa. In ogni caso, la situazione è questa e bisogna prenderne atto, magari inviando messaggi giusti alle persone”.

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