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Moderna: “Entro il 2030 vaccini mRNA per cancro e non solo”

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A esporsi pubblicamente è Paul Burton, capo dello staff medico di Moderna, che ha anticipato le prossime mosse dell’azienda americana per la ricerca sui vaccini mRNA

Moderna, azienda farmaceutica americana, è convinta di poter offrire una nuova serie di vaccini salvavita contro il cancro, le malattie cardiache e altre patologie entro il 2030. A dichiarare pubblicamente le mosse dell’azienda è il capo dello staff medico di Moderna, Paul Burton. In particolare, Burton, ha rilasciato una serie di dichiarazioni al noto quotidiano britannico ‘The Guardian’, come confermato anche dal network economico statunitense ‘Cnbc’. Burton ha dichiarato di essere fiducioso sulle tempistiche dei nuovi vaccini, ponendo come limite il 2030. Ciò sarebbe possibile grazie ai progressi nella tecnologia mRNA, fatti dall’inizio della pandemia da Covid 19 e che hanno inaugurato una fase del tutto nuova per i vaccini. 

“Penso che quello che abbiamo imparato negli ultimi mesi è che se prima si poteva pensare che l’mRNA fosse solo per le malattie infettive, o solo per il Covid, l’evidenza ora è che non è assolutamente così – ha spiegato Burton al GuardianQuesta tecnologia per i vaccini può essere applicata a tutti i tipi di aree patologiche. Nel cancro e nelle malattie infettive, cardiovascolari, autoimmuni e rare”. Le osservazioni di Burton, nota Cnbc, arrivano mentre Moderna sta attraversando la fase post-pandemia che ha visto il boom del suo vaccino mRNA Covid. Burton ha dichiarato al giornale britannico che i nuovi vaccini saranno “altamente efficaci” e salveranno centinaia di migliaia, se non milioni di vite”.  

La Breakthrough Therapy Designation

A febbraio, ricorda sempre la Cnbc, la Food and Drug Administration aveva già concesso la Breakthrough Therapy Designation al vaccino contro il cancro personalizzato di Moderna in combinazione con il farmaco immunoterapico Keytruda (di Merck) per i pazienti con una forma mortale di melanoma. Tale designazione ha avuto (e ha) lo scopo di accelerare lo sviluppo e la revisione di farmaci per condizioni gravi o pericolose per la vita. Inoltre, la decisione della FDA è arrivata due mesi dopo che Moderna aveva presentato uno studio clinico di fase 2. Tale studio clinico, aveva dimostrato che il vaccino in combinazione con Keytruda aveva ridotto le recidive del melanoma del 44%.

Burton ha evidenziato anche la capacità dell’RNA messaggero di affrontare malattie rare senza trattamenti ancora disponibili. Ma in questo caso i tempi sembrano più lunghi. Burton ha infatti parlato di almeno un decennio per arrivarci. “Penso che avremo terapie basate sull’mRNA anche per malattie rare non curabili – ha affermato. Inoltre, penso che tra 10 anni ci avvicineremo un mondo in cui sarà possibile identificare la causa genetica di una malattia e, con relativa facilità, modificare il DNA e ripararlo. La tecnologia basata sull’mRNA è il futuro della medicina – ha concluso Burton

Fonte: https://www.cnbc.com/2023/04/10/moderna-hopes-to-offer-new-vaccines-for-cancer-heart-disease-by-2030.html?qsearchterm=paul%20burton

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Virus Epstein-Barr, risultati positivi da un nuovo vaccino

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Il vaccino ha prodotto anticorpi potenti e cellule immunitarie EBV-specifiche, rimaste attive per almeno 7 mesi dopo la vaccinazione

Il virus di Epstein Barr (EBV) potrebbe essere prevenuto grazie a un nuovo vaccino in fase di sperimentazione. È quanto emerge da un lavoro del Berghofer Medical Research Institute di Brisbane (Australia) dall’esperto Vijayendra Dasari. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications

Il virus di Epstein Barr causa febbre con interessamento dei linfonodi. La sua sua caratteristica principale è che, a differenza di altri virus, rimane latente nell’organismo e non viene mai del tutto eliminato. Secondo recenti ricerche, il virus potrebbe anche favorire lo sviluppo della sclerosi multupla, del linfoma di Hodgkin e di alcuni tumori del naso e della gola. I ricercatori australiani hanno ideato un vaccino che ha come bersaglio i linfonodi, testandone l’efficacia su modello animale.

Il vaccino ha prodotto anticorpi potenti e cellule immunitarie EBV-specifiche, rimaste attive per almeno 7 mesi dopo la vaccinazione. Il vaccino si è dimostrato in grado di indurre un’immunità che ha permesso di controllare la diffusione dei tumori associati al virus e la crescita tumorale in un modello animale di linfoma. 

Clicca qui per leggere i risultati originali dello studio. 

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Malaria, in arrivo un vaccino a RNA messaggero

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Per aumentarne l’efficacia i ricercatori hanno combinato il vaccino con un adiuvante che stimola le cellule immunitarie specifiche del fegato

In arrivo un nuovo vaccino per la malaria basato sulla tecnologia a RNA messaggero (mRNA), quella esplosa nel periodo di sviluppo dei vaccini anti-Covid. È questa la proposta di scienziati dell’Istituto di Ricerca Ferrier e del Malaghan Institute of Medical ResearchI risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista ‘Nature Immunology’.

“Grazie a questa sinergia, siamo stati in grado di progettare e convalidare un esempio di vaccino a base di mRNA che funziona generando cellule di memoria residenti nel fegato in un modello di malaria – afferma Gavin Painter dell’Istituto di Ricerca Ferrier. Questo dimostra l’enorme potenziale della tecnologia dell’RNA nella risoluzione di alcuni dei più grandi problemi di salute del mondo e la crescente capacità e competenza nello sviluppo di vaccini a base di mRNA qui in Nuova Zelanda e in Australia”. 

“Il nostro vaccino basato su peptidi per la malaria ha avuto successo e mirava solo a piccoli frammenti proteici di una proteina della malaria, mentre i vaccini a base di mRNA codificano un’intera proteina della malaria – spiega Lauren Holz, co-autrice dello studioSi tratta di un grosso punto di forza perché significa che possiamo generare una risposta immunitaria più ampia e protettiva”.

Una particolare strategia

Il gruppo di esperti ha anche utilizzato una particolare tattica. Per aumentare l’efficacia hanno combinato il vaccino con un adiuvante che stimola le cellule immunitarie specifiche del fegato. Questo ingrediente aggiuntivo aiuta a localizzare la risposta del vaccino a base di RNA nel fegato. Il fegato è un sito chiave per prevenire lo sviluppo e la maturazione del parassita nel corpo.

“Quando il parassita entra per la prima volta nel flusso sanguigno, viaggia fino al fegato dove si sviluppa e matura prima di infettare le cellule del sangue, momento in cui compaiono i sintomi della malattia – aggiunge il dottor Mitch GanleyA differenza del vaccino per Covid-19, che agisce neutralizzando gli anticorpi, il nostro approccio unico si basa su cellule T che svolgono un ruolo critico nell’immunità. In particolare, un tipo di cellula T, chiamata cellula T di memoria residente nei tessuti, arresta l’infezione da malaria nel fegato per fermarne completamente la difussione”.

Un ulteriore grande vantaggio

“Un gran numero di vaccini contro la malaria sottoposti a prove hanno funzionato molto bene nei modelli animali o quando sono stati somministrati a persone che non avevano avuto la malaria in precedenza, ma non hanno avuto successo quando somministrati a persone che vivono in regioni endemiche per la malaria – spiega ancora la Dottoressa Holz. Al contrario, il nostro vaccino è ancora in grado di generare cellule immunitarie protettive specifiche del fegato e fornire protezione anche quando i modelli animali sono stati pre-esposti alla malattia“. Secondo l’esperta, il vantaggio di questo tipo di vaccino sta nel non essere influenzato dalla precedente esposizione alla malaria.

I ricercatori ora cercheranno di ottenere l’efficacia del vaccino con studi clinici sull’uomo. 

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Un vaccino nasale contro i virus: la nuova sfida

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Progetto di ricerca europeo, a cui partecipa anche l’Iss, è pronto a sviluppare dei vaccini nasali contro una serie di infezioni virali

Si tratta di una delle sfide maggiormente sentite fra i ricercatori del settore infettivologia: riuscire a sviluppare vaccini nasali in grado di sbarrare le porte di ingresso di virus e batteri che provocano infezioni respiratorie. Una sfida complessa, come evidenziato dagli sforzi messi in campo durante la pandemia.

 A questo traguardo lavora adesso anche l’Istituto superiore di sanità (Iss). L’Iss ha infatti spiegato in una nota di essere partner di Nosevac, un progetto di ricerca innovativo per lo sviluppo di vaccini nasali contro le infezioni causate dai batteri S. pneumoniae (Stereptococcus pneumoniae) e B. pertussis (Bordetella pertussis) oltre che i virus influenzali e il noto Covid-19

Nato sotto il coordinamento dell’European Vaccine Initiative, il progetto Nosevac è stato affidato a un pool di esperti composto da 12 team di ricerca provenienti dall’Ue, dalla Svizzera e dal Regno Unito. L’obiettivo è quello di sviluppare formulazioni vaccinali contenenti proteine o Rna relativi ad antigeni dei batteri e virus che infettano il tratto respiratorio superiore. In particolare, nei prossimi cinque anni il consorzio lavorerà per creare un vaccino nasale bivalente verso lo Streptococcus pneumoniae e la Bordetella pertussis. Un altro sarà diretto contro virus influenzali e Sars-CoV-2. 

Ottimizzare nuove strategie vaccinali per combattere le infezioni

“Ci si aspetta che Nosevac apra un filone di ricerca strategico volto a combattere i patogeni respiratori con un alto rischio endemico” – spiega l’Iss. L’esperta Eliana Marina Coccia, responsabile scientifica Iss per il progetto, ha rilasciato importanti dichiarazioni in merito. “Il progetto affronta un tema di grande attualità – afferma l’esperta. Ovvero quello di ottimizzare nuove strategie vaccinali per combattere le infezioni respiratorie ad alto rischio epidemico verso cui è necessario stimolare una risposta protettiva nelle alte vie respiratorie, punto di ingresso dei patogeni. In questo contesto il Dipartimento di malattie infettive dell’Iss rappresenta un partner particolarmente attento alla lotta contro le infezioni emergenti e riemergenti verso cui sono in corso diversi studi relativi alla patogenesi, ai meccanismi di immunoevasione e antibiotico-resistenza”.

L’approccio basato sulla messa a punto di formulazioni per vaccinazioni intranasali nasce dall’esigenza di stimolare un’immunità mucosale per prevenire non solo l’infezione ma anche la colonizzazione microbica, eventi non ben controllati dalle vaccinazioni intramuscolo o sottocutanee. All’interno di Nosevac, l’Iss è leader del task per la caratterizzazione dei candidati vaccinali utilizzando modelli in vitro basati su cellule primarie umane, in virtù della sua competenza di settore.

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