I nostri Social

News

Sistemi sanitari in crisi: è emergenza in mezza Europa

Pubblicato

il

problemi
Tempo di lettura: 3 minuti

Non siamo l’unico Paese in grossa emergenza. Gli effetti della pandemia, la carenza dei medici, il sovraffollamento dei pronto soccorso e tanto altro, sono problemi ben noti anche in Regno Unito, Francia e Germania

I problemi del sistema sanitario nazionale non sono una peculiarità esclusivamente italiana. Problemi come carenza di medici e infermieri, sovraffollamento dei pronto soccorso, turni di lavoro usuranti a cui sono costretti gli operatori sanitari del settore pubblico, sono fenomeni che riguardano vari Paesi europei. Gran parte dei sistemi sanitari del nostro continente, infatti, stanno vivendo un periodo complesso soprattutto a partire dall’avvento della pandemia. Non è un caso che l’Organizzazione Mondiale della Sanità in un report dello scorso settembre ha evidenziato questa situazione d’emergenza sottolineando l’esigenza di riforme strutturali

Ma da settembre in poi la situazione è ancora più delicata. I sistemi sanitari hanno dovuto fronteggiare la coincidenza di tre malattie: nuova ondata di Covid, l’influenza stagionale e il virus respiratorio sinciziale (che ha causato un gran numero di casi di bronchiolite in bambini sotto i due anni). In varie nazioni l’assistenza emergenziale, in ospedali e pronto soccorso, è andata in crisi con il sistema sanitario al centro di polemiche, scioperi e annunci di riforme radicali.

I problemi comuni

Alcuni dei problemi sono comuni, così come le cause. La gestione della pandemia da coronavirus e della successiva campagna vaccinale ha bloccato o ritardato procedure, diagnosi e interventi non d’emergenza, creando o aumentando liste d’attesa. Inoltre, i tre anni di costante emergenza hanno messo a dura prova medici e infermieri costringendoli a turni sfiancanti e portandoli in una potenziale situazione di ‘burnout’. Ciò ha aumentato notevolmente sia dimissioni volontarie sia richieste di pensione anticipata. Si ritiene inoltre che i lockdown e la situazione d’emergenza possano portare a una crescita a lungo termine della domanda di cure per problemi mentali. A questi fattori si aggiungono problemi più strutturali, ma comunque comuni. Problemi come il progressivo invecchiamento della popolazione, l’aumento dei malati cronici e dei cittadini obesi (problema di entità minore in Italia rispetto alla media europea). 

Secondo i dai dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD), nel Regno Unito, in Francia e in Italia fra il 2009 e il 2019 è diminuita nettamente la spesa pubblica per la Sanità in rapporto al PIL. Nello stesso periodo, Germania e Spagna l’hanno invece mantenuta costante. Sempre secondo l’OECD il numero di medici e infermieri nei paesi dell’Unione europea è maggiore rispetto a dieci anni fa, sia in termini assoluti che in rapporto alla popolazione. L’aumento però non è riuscito a tenere il passo della crescita della domanda.

La situazione nello specifico: Regno Unito, Germania e Francia


Ecco qualche dato del Regno Unito. Al momento attuale sono più di 7 milioni i britannici in lista d’attesa per un intervento o una visita medica. Inoltre, più del 30% dei pazienti aspetta più di sei mesi per un esame standard come una gaatroscopia o una risonanza magnetica. Nel caso britannico bisogna aggiungere gli effetti della Brexit sul reclutamento del personale, una generale carenza di fondi pubblici, tassi di obesità e diabete più aldi della media europea e la crisi del settore dell’assistenza sociale. Crisi che implica ricoveri a lungo termine in ospedale per assenza di alternative.

In Germania invece, il sistema sanitario è finanziato in modo differente e si basa sull’Atto delle Assicurazioni sanitarie risalente al 1883. In sostanza è obbligatorio iscriversi a un ‘fondo malattia’, di cui ce ne sono oltre 100, senza fini di lucro, e vengono pagati a metà fra lavoratore e datore di lavoro. Mediamente pesano per un 20% sullo stipendio lordo, ma offrono una copertura totale, comprese spese per dentisti, psicologi e assistenza infermieristica a lungo termine. La Germania spende per la sanità più che ogni altro paese in Europa, ma ciò non ha evitato una crisi del settore ospedaliero. Negli ospedali infatti mancano 23.000 tra medici e infermieri, dopo qualche anno di ingressi limitati e dimissioni di massa post-pandemia. 

Anche il governo francese ha annunciato di voler riformare in modo profondo il settore sanitario, sia a livello ospedaliero che di medici di base. In Francia il numeri dei medici è nettamente inferiore rispetto a quello del 2012. Ma soprattutto il 30% della popolazione non ha un adeguato accesso a servizi medici. I servizi infatti non sono distribuiti in modo omogeno sul territorio: sono molto più rari nella Francia rurale e nei quartieri più popolosi e poveri, con forte presenza di immigrati di prima e seconda generazione. La disomogeneità territoriale in termini sanitari è il grosso problema del sistema francese. Ma nel paese transalpino particolarmente grave è anche la situazione del reclutamento. Circa la metà dei medici di base hanno oltre 60 anni, anche a causa del numero chiuso della facoltà di medicina, che ha fortemente limitato l’accesso alla professione. 

Fonti: World Health OrganizationOrganization for Economic Cooperation and Development.

Potrebbe interessare anche Aziende fornitrici degli ospedali in crisi per via dell’effetto ‘payback’

Sistemi sanitari

Continua a leggere
Advertisement
2 Comments

2 Comments

  1. affianced

    22 Gennaio 2023 at 1:12

    This teхt is priceless. How can I find оut mߋгe?

  2. Pingback: Classifica migliori ospedali al mondo: i primi tre sono americani

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

News

Nasce nuovo strumento per la somministrazione di farmaci

Pubblicato

il

vaporizzatore
Tempo di lettura: 2 minuti

L’invenzione consiste in un vaporizzatore che consente di trasformare in pochi secondi qualsiasi molecola farmacologicamente attiva dalla fase liquida a uno stato di gas

Nasce un nuovo strumento per veicolare i farmaci attraverso la nebulizzazione. Un nuovo studio internazionale descrive l’impiego di un innovativo vaporizzatore che è stato testato sull’uomo per la somministrazione di farmaci. Si tratta di un’invenzione che consente di trasformare in poche decine di secondi qualsiasi molecola farmacologicamente attiva dalla fase liquida a uno stato di gas, aprendo la strada a nuove possibilità terapeutiche per patologie respiratorie, cerebrali, cutanee, immunologiche e oncologiche. I risultati dello studio sono pubblicati sulla rivista ‘Heliyon’ (Cell Press).

L’inventore del nuovo strumento è il fisico Bruno Brandimarte. “Per molti anni ho insegnato Biofisica applicata alla medicina – spiega l’inventore. Molti colleghi mi ponevano la seguente domanda: ‘come possiamo fare per raggiungere con i farmaci le zone profonde dell’apparato respiratorio, considerando che gli attuali aerosol si fermano ai bronchi?’ Grazie alle mie conoscenze di anatomia ultrastrutturale e di fisica molecolare, trovai l’equazione che lega la dimensione delle gocce del vapore alla frequenza vibratoria che poteva generarle. Da qui, nasce il vaporizzatore” – ha spiegato Brandimarte.

Perché è così importante il nuovo strumento

Lo studio pubblicato ha certificato l’efficacia di questa innovativa via terapeutica. Grazie ad essa, inoltre, si verifica una riduzione drastica dei dosaggi necessari, e dunque una minore tossicità e una maggiore velocità di azione. Il nuovo apparecchio, chiamato Vaporizzatore Molecolare (VM) potrà essere utilizzato nel prossimi futuro per la cura di polmoniti, sinusiti, Parkinson. Ma anche tumori e malattie infettive (Covid incluso) tramite la somministrazione di vaccini e terapie con anticorpi monoclonali secondo schemi posologici del tutto innovativi per via del basso impatto sul paziente. La versatilità di impiego del VM consente di ‘colpire’ in modo mirato target specifici effettuando una medicina di precisione. Di conseguenza implica una vantaggiosa riduzione della concentrazione minima efficace rispetto alle somministrazioni per via sistemica disponibili oggi (orale, intramuscolare, endovenosa).

Vediamo le principali caratteristiche del nuovo strumento.
1) Innanzitutto, un tempo di vaporizzazione di poche decine di secondi, molto utile per la terapia inalatoria nei bambini.
2) La dimensione delle micro-gocce che costituiscono il vapore sono di circa 0,2/0,3 micron; tanto piccole che il vapore si comporta da gas.
3)In terzo luogo, l’assenza di condensazione: tale caratteristica, completamente assente negli aerosol, consente di raggiungere le zone profonde dell’apparato respiratorio (alveoli polmonari). L’assenza di condensazione è fondamentale anche per lo sviluppo di un innovativo sistema di umidificazione di soggetti intubati.
4)Infine, l’erogazione a ‘pressione positiva’, fondamentale per impiego in neonatologia e pediatria, su pazienti molto piccoli che non sono in grado di controllare volontariamente l’inspirazione.

Clicca qui per leggere l’estratto originale dello studio.

Potrebbe interessare anche Tutti pazzi per il nuovo farmaco che fa dimagrire

strumento

Continua a leggere

News

Tumore del sangue raro e aggressivo: via libera alla prima terapia

Pubblicato

il

terapia
Tempo di lettura: 2 minuti

L’Italia è il secondo Paese in Europa a rendere disponibile il farmaco, dopo la Germania. Si tratta della prima e unica terapia per questa patologia

Al via la prima e unica terapia contro un tipo di tumore del sangue raro e aggressivo. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha infatti approvato la rimborsabilità di tagraxofusp come monoterapia per il trattamento di prima linea di pazienti colpiti dalla neoplasia a cellule dendritiche plasmacitoidi blastiche (BPDCN): si tratta di un tumore del sangue raro e con prognosi severa caratterizzato dalla iper-espressione dell’antigene CD123. Il nuovo farmaco rappresenta la prima e unica terapia specifica per questa grave forma di cancro.

La malattia si presenta generalmente all’esordio con lesioni cutanee di colore scuro, multiple e infiltranti. Nel suo decorso può interessare il midollo osseo, il sistema nervoso centrale e i linfonodi, diventando così una patologia sistemica. Ha un’incidenza molto bassa, sono meno di cento i nuovi casi ogni anno in Italia, e solo di recente ha trovato una definizione adeguata. Oggi è classificata all’interno delle neoplasie mieloidi aggressive

L’Italia è il secondo Paese in Europa a rendere disponibile il farmaco, dopo la Germania. Il provvedimento di Aifa segue l’approvazione a livello europeo. Tagraxofusp è una terapia mirata che agisce in maniera selettiva contro l’antigene CD123. Nello studio registrativo, che ha coinvolto 89 pazienti, il farmaco ha determinato una risposta complessiva del 75% con remissione di malattia del 57%. Il 51% dei pazienti in remissione è stato poi sottoposto, con successo, al trapianto di cellule staminali ematopoietiche. 

“Tagraxofusp è in grado di portare la neoplasia in remissione, che può essere consolidata con il trapianto di cellule staminali emopoietiche, migliorando così la probabilità di guarigioneha affermato Emanuele Angelucci, Direttore Struttura Complessa di Ematologia e Terapie cellulari del ‘San Martino’ di Genova. L’unico trattamento in grado di raggiungere questo importante risultato era proprio il trapianto, ma non tutti i pazienti potevano sottoporvisi. Tagraxofusp rappresenta una terapia che sa di svolta – ha concluso l’esperto.

Fonte: Ansa.it. 

Potrebbe interessare anche Un fascio di luce per identificare cellule tumorali nel sangue: lo studio

Tumore del sangue

Continua a leggere

News

Classifica migliori ospedali al mondo: i primi tre sono americani

Pubblicato

il

classifica
Tempo di lettura: 2 minuti

Appena pubblicata la nuova classifica annuale ‘World’s Best Hospitals 2023’ di Newsweek. Il primo ospedale italiano è il ‘Gemelli’ di Roma, piazzato al 38° posto 

Appena stilata e pubblicata la nuova classifica annuale di Newsweek relativa ai migliori ospedali al mondo. La classifica, che prende il nome di ‘World’s Best Hospitals 2023’ elenca i migliori ospedali in 28 diversi paesi da tutto il mondo, tra cui Usa, Italia, Regno Unito, Germania, Spagna e Francia. Il podio è ancora una volta occupato tra tre nosocomi statunitensi: la ‘Mayo Clinic’ di Rochester, la ‘Cleveland Clinic’ di Cleveland e il ‘Massachusetts General Hospital’ di Boston, rispettivamente il primo, secondo e terzo gradino della classifica stilata dal settimanale Usa. Il lavoro è svolto in collaborazione con la società di dati Statistica. 

I paesi sono stati selezionati sulla base di molteplici fattori di comparabilità. Fattori come standard di vita/aspettativa di vita, dimensioni della popolazione, numero di ospedali e disponibilità di dati. I punteggi invece sono calcolati, per ciascun ospedale, in base a 4 indicatori ponderati: valutazioni tra pari, esperienza del paziente, metriche di qualità ospedaliera e implementazione delle valutazioni di esito su riscontri dei pazienti-PROM. 

Per il terzo anno consecutivo il primo ospedale italiano è il Policlinico ‘Gemelli’ di Roma che si piazza al 38° gradino della classifica. Tra gli europei svetta il ‘Karolinska Universitetssjukhuset’ di Solna in Svezia che si piazza al 6° posto assoluto. Segue a ruota, alla 7° posizione, il tedesco ‘Charitè – Universitätsmedizin’ di Berlino. All’ottavo gradino, invece, il ‘Hôpital Universitaire Pitié Salpêtrière’ di Parigi. Tornando agli italiani, dopo il Gemelli troviamo il ‘Niguarda’ di Milano al 60° pèosto assoluto, e il ‘San Raffaele’ (sempre di Milano) al 64°, tallonato dal ‘Sant’Orsola’ di Bologna che prende la sessantacinquesima posizione mondiale.

Clicca qui per leggere la classifica completa.

Potrebbe interessare anche Sistemi sanitari in crisi: è emergenza in mezza Europa

classifica

Continua a leggere

In evidenza

© Riproduzione riservata - Ne è consentita esclusivamente una riproduzione parziale con citazione della fonte corretta www.italianmedicalnews.it.