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Nuova cura per uno dei più aggressivi tumori della tiroide

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Il carcinoma anaplastico rappresenta uno dei tumori della tiroide più difficili da curare. Arriva però un nuovo efficace trattamento

Tra i tumori della tiroide più aggressivi e difficili da curare vi è il carcinoma anaplastico. Si tratta di un tumore molto raro, ma gravato da una elevata mortalità. Si pensi infatti che la maggior parte dei pazienti non sopravvive oltre un anno dalla diagnosi. Ora però, tale patologia riceve un nuovo trattamento: la nuova cura si basa sulla combinazione di due farmaci mirati, dabrafenib e trametinib, ed è stata approvata di recente dall’Agenzia italiana del farmaco – Aifa

“Il carcinoma anaplastico è un sottotipo di cancro della tiroide fortunatamente molto raro (rappresenta circa l’1% dei nuovi casi annui, ovvero poco più di 1.3000 connazionali), ma purtroppo a elevata mortalità spiega Laura Locati, direttore dell’Oncologia medica all’IRCCS Maugeri di PaviaGeneralmente colpisce fra i 60 e gli 80 anni. È molto aggressivo, caratterizzato da una crescita locale nella tiroide e nel collo con coinvolgimento di vasi sanguigni, laringe, esofago e con rapida disseminazione agli altri organi, tanto che il 70-80% dei pazienti è inoperabile alla diagnosi. Così la sopravvivenza media dei malati è di soli 6 mesi dopo la scoperta della neoplasia”.

“Il carcinoma anaplastico – prosegue l’esperta – cresce in fretta. Spesso causa rigonfiamenti evidenti, difficoltà nella deglutizione, modifiche del tono di voce. Sono tutti segni di una neoplasia che generalmente è già in fase avanzata. Quando l’intervento chirurgico non è possibile, si valuta la possibilità di procedere con radioterapia e chemioterapia. Queste due però, nonostante possono fornire un controllo locale del tumore, non hanno impatto sulla sopravvivenza generale nei pazienti con metastasi”.

Gli ottimi risultati di dabrafenib e trametinib

Con la combinazione di dabrafenib e trametinib, però, si possono ottenere risultati migliori. “In più della metà dei pazienti con malattia metastatica si riescono a raggiungere regressioni importanti delle lesioni tumorali – spiega ancora Locati. In questo modo si aumenta la sopravvivenza media da 6 a 14 mesi. Nei malati con neoplasia confinata alla tiroide (quindi senza metastasi) ma inoperabile alla diagnosi, questa terapia mirata in alcuni casi ha addirittura ridotto così tanto il tumore da consentire l’intervento chirurgico, che è il passo indispensabile per poter sperare in una guarigione definitiva. Inoltre, questi farmaci sono ben tollerati. Infatti, meno del 20% dei pazienti deve interrompere la cura per tossicità”.

Dabrafenib e trametinib sono ora disponibili per i pazienti con carcinoma anaplastico della tiroide BRAF mutatoCirca il 40-50% dei carcinomi anaplastici tiroidei presenta la mutazione di BRAF. Si tratta di medicinali cosiddetti ‘inibitori della crescita tumorale’ che agiscono contro i tumori in modo più selettivo rispetto alla chemioterapia tradizionale, in quanto riconoscono alcune proteine che si trovano sulla parete o all’interno delle cellule tumorali e bloccano i meccanismi con i quali queste si riproducono” – conclude l’esperta.

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Oncologia

Melanoma, vaccino e immunoterapia funzionano: lo studio

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Il trattamento combinato mostra risultati favorevoli, soprattutto riguardo l’aumento del tempo libero da recidiva  

In Italia, precisamente presso l’Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione Pascale di Napoli, è stato avviato uno studio clinico di fase III sul vaccino anti-cancro a mRNA di Moderna, focalizzato sui pazienti affetti da melanoma. Questo centro si pone tra i pionieri mondiali nell’esplorare questa rivoluzionaria immunoterapia, anticipando la fase chiave prima della valutazione da parte delle autorità regolatorie. Attualmente, si contano ben 70 farmaci immunoterapici in fase di studio, sia in fase preclinica (sperimentazioni non umane) che clinica. Solo in Italia, si conducono circa 200 studi clinici, di cui 51 sono attualmente in fase attiva di arruolamento, offrendo una nuova e significativa prospettiva terapeutica per i pazienti.

La parola all’esperto

“L’immunoterapia rappresenta la rivoluzione più importante negli ultimi 10 anni in campo oncologico” – dichiara Paolo Ascierto, direttore del dipartimento di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto Nazionale dei Tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli. “Abbiamo iniziato con il melanoma e ora molti farmaci, come i cosiddetti inibitori dei checkpoint immunitari, sono utilizzati contro altri tipi di tumore, come quello del rene, della vescica e dei polmoni. Con molta probabilità avverrà la stessa cosa per i vaccini a mRna: cominceremo con il melanoma per poi estenderne l’utilizzo contro altre forme di cancro”.

“Il vaccino – prosegue l’esperto – si basa sulla stessa tecnologia adottata per quelli contro il Covid. Utilizza cioè mRna sintetici progettati per istruire il sistema immunitario a riconoscere specifiche proteine, chiamati neoantigeni, che sono espressione di mutazioni genetiche avvenute nelle cellule malate. Il suo scopo non è quello di prevenire la malattia ma di aiutare e supportare il sistema immunitario dei pazienti a riconoscere e ad attaccare più efficacemente il tumore”.

A distanza di due anni dalla somministrazione di questo vaccino, i dati evidenziano una diminuzione del rischio di recidiva o morte del 44% nei pazienti che lo hanno ricevuto in combinazione con il ben noto farmaco immunoterapico pembrolizumab.“Ci vorrà qualche anno prima di avere i risultati finali di quest’ultima fase dello studio clinico – precisa Ascierto. “La nostra speranza è quella di poter dare una nuova e più efficace opzione terapeutica a quanti più pazienti possibili”.

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Oncologia

L’intelligenza artificiale e il suo aiuto per le pazienti con cancro al seno

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Grazie all’Intelligenza artificiale è possibile sapere in anticipo se una donna con tumore al seno beneficerà o meno di un trattamento, specie quelli chemioterapici

Grazie all’Intelligenza Artificiale, ora è possibile capire da subito se una donna con cancro al seno trarrà beneficio da un trattamento. Un team di ricercatori della Northwestern University, negli Usa, ha sviluppato un nuovo strumento basato sull’IA che potrebbe evitare trattamenti chemioterapici non necessari. Questo strumento utilizza valutazioni precise dei tessuti delle pazienti, consentendo una migliore previsione del decorso della malattia. Ciò potrebbe portare a una riduzione della durata o dell’intensità della chemioterapia, basata su valutazioni più accurate, riducendo così potenziali effetti collaterali come nausea o danni al cuore. Lo studio che presenta questo nuovo strumento è stato pubblicato sulla rivista Nature Medicine.

“Il nostro studio dimostra l’importanza delle componenti non tumorali nel determinare l’esito di un paziente” dichiara l’autore principale, Lee Cooper. “L’importanza di questi elementi era nota da studi biologici, ma questa conoscenza non era stata effettivamente tradotta in uso clinico” – ha aggiunto.

Solitamente, quando viene diagnosticato un cancro al seno, il patologo analizza il tessuto tumorale per valutarne l’aspetto anomalo. Questa procedura, chiamata classificazione, si concentra sull’aspetto delle cellule tumorali ed è rimasta pressoché invariata per decenni. Il “grado”, determinato dal patologo, viene impiegato per guidare la scelta del trattamento per il paziente.

Il nuovo strumento: un modello di intelligenza artificiale che analizza il tessuto canceroso basandosi su immagini digitali

Diversi studi sulla biologia del cancro al seno hanno evidenziato il ruolo significativo delle cellule non cancerose, comprese quelle del sistema immunitario e strutturali del tessuto, nell’incoraggiare o limitare la crescita tumorale. Cooper e il suo team hanno sviluppato un modello di intelligenza artificiale che analizza il tessuto canceroso basandosi su immagini digitali. Questa valutazione comprende l’aspetto delle cellule cancerose e non cancerose, oltre alle loro interazioni. Il sistema di intelligenza artificiale esamina 26 proprietà diverse del tessuto mammario per generare un punteggio prognostico complessivo. Inoltre, fornisce punteggi individuali per le cellule tumorali, immunitarie e stromali, spiegando il punteggio complessivo al patologo. L’adozione di questo nuovo modello potrebbe offrire alle pazienti con diagnosi di cancro al seno una stima più precisa del rischio associato alla malattia, consentendo loro di prendere decisioni informate sulla gestione clinica.

In aggiunta, questo modello può contribuire a valutare la risposta alla terapia. Ciò consentirebbe di personalizzare il trattamento in base all’evolversi dell’aspetto microscopico del tessuto nel tempo. Ad esempio, il sistema potrebbe rilevare l’efficacia del sistema immunitario del paziente nel contrastare il cancro durante la chemioterapia, offrendo così la possibilità di adeguare la durata o l’intensità del trattamento stesso. Lo studio è stato condotto in collaborazione con l’American Cancer Society (ACS), che ha sviluppato un set di dati unico attraverso studi sulla prevenzione, compreso, ovviamente, pazienti affetti da cancro al seno.

Clicca qui per leggere l’estratto originale dello studio.

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Strumento di IA identifica casi di tumore al polmone non correlati al fumo

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Messo a punto un sistema di Intelligenza Artificiale che calcola il pericolo di tumore al polmone con una semplice immagine radiografica del torace. Non rischiano solo i fumatori

Il fumo rimane sicuramente il principale rischio per il tumore al polmone, ma non l’unico. Ad esempio anche l’inquinamento atmosferico può aumentare il pericolo di carcinoma polmonare. In particolare, ogni anno in Italia, secondo i dati dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), si registrano poco più di 40.000 nuove diagnosi di cancro al polmone. Di queste, il 75-80% è attribuibile all’abitudine al fumo di sigaretta. Tuttavia, vi sono casi in cui il tumore si sviluppa anche in individui mai fumatori. In queste circostanze, l’inquinamento atmosferico, in particolare l’esposizione al PM2.5, il particolato atmosferico più fine in grado di penetrare nelle regioni più profonde dell’albero respiratorio, rappresenta il principale fattore di rischio.

Ora, grazie ad un innovativo sistema di intelligenza artificiale, è possibile individuare precocemente anche le forme di tumore al polmone non correlate al fumo di sigaretta. Un recente studio condotto presso la Boston University School of Medicine, che sarà presentato la prossima settimana al meeting annuale della Radiological Society of North America (RSNA), dimostra che l’intelligenza artificiale, utilizzando una comune immagine radiografica del torace, è in grado di riconoscere i non fumatori ad alto rischio di sviluppare il cancro ai polmoni. Questo è particolarmente rilevante, considerando che circa il 20% dei casi di cancro ai polmoni si verifica in individui che non hanno mai fumato o hanno fumato meno di 100 sigarette in tutta la loro vita.

“Un grande vantaggio del nostro approccio è che richiede solo un’immagine di una singola lastra toracica, uno dei test più comuni in medicina e ampiamente disponibile nelle cartelle cliniche” – spiegano gli autori. Il modello “CXR-Lung-Risk” è stato inizialmente sviluppato utilizzando 147.497 lastre toraciche di 40.643 fumatori asintomatici e non fumatori. I ricercatori hanno successivamente convalidato il modello attraverso un test su un gruppo separato di non fumatori, utilizzando lastre toraciche ambulatoriali nel periodo 2013-2014. L’indicatore principale era l’incidenza del cancro ai polmoni entro sei anni. Tra i 17.407 pazienti (età media 63 anni) inclusi nello studio, il 28% è stato identificato come ad alto rischio dallo strumento, e il 2,9% di questi pazienti ha successivamente ricevuto una diagnosi di cancro ai polmoni. Coloro considerati ad alto rischio dallo strumento presentavano un rischio di sviluppare il cancro ai polmoni più che doppio rispetto agli altri.

“Questo strumento di intelligenza artificiale apre la porta allo screening opportunistico per i non fumatori ad alto rischio di cancro ai polmoni, utilizzando le lastre toraciche esistenti nel registro elettronico delle cartelle cliniche” conclude l’autore principale Michael Lu. Poiche’ i tassi di fumo diminuiscono, approcci per rilevare precocemente il cancro ai polmoni tra coloro che non fumano diventeranno sempre più importanti”.

Fonte.

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