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Vaccini antinfluenzali in farmacia, SMI contrario all’Accordo quadro

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Tanti i dubbi del Sindacato in merito alla decisione di allargare la vaccinazione antinfluenzale alle farmacia

Il protocollo d’intesa tra Governo, Regioni, Federfarma e Assofarm prevede la somministrazione dei vaccini antinfluenzali in farmacia; prendiamo atto della disponibilità delle farmacie alla somministrazione dei vaccini ma ribadiamo che la somministrazione di un farmaco è un atto medico, con tutte le ripercussioni che questo può avere” così una nota della Segreteria Nazionale del Sindacato Medici Italiani.
 
La medicina generale, in piena pandemia, ha somministrato milioni di dosi di vaccino antinfluenzale, raggiungendo larga parte della popolazione e contrastando con un intervento capillare la diffusione dell’influenza”, prosegue lo Smi.
 
La volontà politica di Governo e Regioni, invece, favorisce l’esternalizzazione di un servizio da sempre erogato, con successo dalla medicina territoriale. Sarebbe, come a parti inverse, sostenere che si abilitano gli studi medici alla vendita e alla dispensazione di farmaci” continua la nota del SMI.
 
Nel merito – si precisa – della decisione che vede le farmacie coinvolte nella campagna antinfluenzale chiediamo al Ministro della Salute cosa faranno i medici di medicina generale. Che fine faranno le dosi già conferite nei propri frigoriferi. Cosa accadrà se i propri assistiti saranno invece vaccinati contro l’influenza presso gli Hub vaccinali anticovid o nelle farmacie? Quale soggetto istituzionale avviserà i medici di medicina generale dei nominativi dei pazienti che avranno i vaccini in altra sede. Considerato che molti dei pazienti sono già stati preallertati ed assegnato a loro specifico appuntamento  per il vaccino antinfluenzale ?”. 
“Prendiamo atto, ancora una volta, che ai decisori politici è mancato il coraggio di scommettere sui medici di medicina generale. E questo vale
anche per quanto riguarda il vaccino antinfluenzale. Il medico di famiglia, ci preme ricordarlo, è il principale presidio del Servizio Sanitario Nazionale”, conclude il SMI.

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Analisi Simri: 4 bimbi su 100 hanno provato la sigaretta elettronica

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La società si è basata sulle informazioni dell’ISS e riguarda i bimbi delle scuole primarie

Un dato allarmante: quattro bimbi su cento, appartenenti alla scuola primaria, hanno avuto un’esperienza con la sigaretta elettronica. Salendo di grado, il dato dei neofiti arriva al 43.4%, un valore esagerato. Un allarme lanciato dalla Simri, la Società italiana di malattie respiratorie infantili, sulla base delle informazioni raccolte dall’ISS.

Lo studio della Simri parla della percentuale di studenti che ha già utilizzato la sigaretta è pari al il 41,5%, mentre quella di coloro che la usano abitualmente è pari al 1,7%. Inoltre, tra i ragazzi che hanno già avuto un contatto con il tabacco o la nicotina, il 20,1% ha iniziato con la sigaretta elettronica e il 2,3% con la sigaretta a tabacco riscaldato, dimostrando che poco meno di uno studente su quattro sperimenta per la prima volta proprio i prodotti immessi sul mercato nel corso degli ultimi anni, dimostrando come il reale target di riferimento sia rappresentato dai giovani e non dai fumatori di sigarette tradizionali, nell’ottica di ridurre tale dipendenza”.

Incredulità tra i pediatri e i medici di medicina generale per un fenomeno che non pensavano potesse essere così frequente e preoccupante in Italia.

Per noi pediatri – spiega Massimo Landi, vicepresidente Simri – l’adolescenza è un campo ombrato perché non fa più parte della nostra filiera di pazienti ma spesso i ragazzi non vanno nemmeno dal medico generico”.

E allora si comprende bene quanto sia importante il lavoro di prevenzione che si dovrebbe fare per un fenomeno del genere. Una novità che, nello specifico, viene preferita più dai maschi rispetto alle femmine. Un lavoro da fare nelle scuole per cominciare a far capire le problematiche di dipendenza legate a questo tipo di strumento. Senza dimenticare che, anche un minimo valore di nicotina, comunque può generare danni.

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