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Che protezione offrono i nuovi vaccini specifici per Omicron? Lo studio

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Secondo uno studio pubblicato su ‘Nature’ i vaccini Covid aggiornati offrono all’incirca la stessa protezione dei booster esistenti. Vediamo perché

Nei prossimi giorni arriveranno in Italia i vaccini aggiornati alla variante Omicron 1. La speranza è che i nuovi booster garantiscano una protezione maggiore, contro le nuove varianti, rispetto ai vaccini ‘originali’ utilizzati in questi anni di pandemia. Secondo un ampio studio pubblicato sulla rivista ‘Nature’ in realtà non è proprio così. L’analisi in questione suggerisce infatti che i booster aggiornati sembrano offrire, in linea di massima, la stessa protezione di una dose extra di vaccini ‘standard’, specie quando si tratta di evitare i ricoveri. (Qui lo studio integrale).  

In realtà, a livello internazionale, già vari esperti in queste settimane hanno mostrato scetticismo per i nuovi booster. “Questo non è una sorta di super-scudo contro le infezioni rispetto a quello che si sarebbe potuto ottenere un mese fa” – afferma John Moore, scienziato del vaccino presso la Weill Cornell Medicine di New York. “Le autorità di regolamentazione degli Stati Uniti e del Regno Unito avrebbero dovuto prendere in considerazione la potenziale efficacia dei vaccini aggiornati prima di autorizzarli” – Sostiene Moore.

I nuovi booster anti-Covid aggiornati sono stati sperimentati in gruppi più piccoli rispetto alla prima generazione di vaccini. Questa differenza relativa alla sperimentazione dei vaccini non è assolutamente un dettaglio. Per valutare l’efficacia dei nuovi booster gli sviluppatori hanno tipicamente misurato le risposte immunitarie dei partecipanti, in particolare gli anticorpi ‘neutralizzanti’ che bloccano le infezioni, e le hanno confrontate con quelle persone che hanno ricevuto un’altra dose del vaccino originale. 

Lo studio del team di Deborah Cromer

La maggior parte di questi studi ha rilevato che i vaccini aggiornati hanno ottenuto risultati (solo) leggermente migliori rispetto ai vaccini originali. Per cercare di dare migliori spiegazioni e certezze, un team guidato da Deborah Cromer, nota modellatrice matematica, ha raccolto tutti i risultati aggiornati delle sperimentazioni sui vaccini. A questi, sono stati aggiunti anche risultati relativi a studi di quarta dose del vaccino originale. Secondo questa ricerca, entrambe le tipologie di vaccino hanno “fatto salire alle stelle” i livelli di anticorpi, ma le versioni aggiornate lo hanno fatto a livelli in media 1,5 volte superiori rispetto ai vaccini standard. In altre parole, come ha affermato Cromer, non stiamo parlando di un cambio di passo

In ogni caso, numerosi studi, recenti e non, suggeriscono che livelli più elevati di anticorpi ‘neutralizzanti’ equivalgono a una migliore protezione contro il Covid. Ma dagli studi sui vaccini aggiornati non era totalmente chiaro quanto questi potessero essere più efficaci. Per determinarlo, il team di Cromer ha applicato un modello sviluppato mettendo in relazione l’efficacia dei vaccini Covid originali con i livelli anticorpi. Il modello ha rilevato che la maggior parte dei vantaggi dei vaccini aggiornati deriva dall’assunzione di una dose extra di qualsiasi vaccino. Ad esempio, in una popolazione in cui metà delle persone è già protetta contro un’infezione sintomatica da SARS-CoV-2 per via di vaccini e infezioni precedenti, un vaccino di richiamo aggiornato ha aumentato la protezione dall’86% al 90%. Per la protezione contro le malattie gravi, le differenze nella protezione erano di pochi decimi percentuali. Insomma, vantaggi davvero minimi

Ecco come i vaccini aggiornati potrebbero portare maggiori benefici


Al contrario però, seguendo sempre lo studio in questione, a livello di popolazione i booster aggiornati potrebbero portare maggiori benefici. Il team di Cromer ha stimato che, per ogni 1.000 persone, una campagna di richiamo basata su vaccini aggiornati comporterebbe in media 8 ricoveri in meno rispetto a una basata su vaccini meno recenti. Si tratterebbe dunque di un vantaggio concreto. “Se ciò si traduce in letti d’ospedale salvati e casi gravi evitati, potrebbe essere un livello sufficiente per giustificare la raccomandazione per una variante di richiamo – afferma Cromer. I vantaggi relativi dei booster basati su varianti potrebbero aumentare, quando l’immunità preesistente diventa improvvisamente bassa a causa di una nuova variante. Ciò si è verificato a dicembre con l’emergere di Omicron e potrebbe accadere di nuovo. In questo scenario, un vaccino a base di Omicron potrebbe fornire una protezione decisamente migliore rispetto ai vecchi vaccini ancestrali” – conclude Cromer. 


Fonte: https://www.nature.com/articles/d41586-022-02806-5#ref-CR1
           

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Vaccini anti-cancro, dal 2023 al via i test su larga scala

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Il Regno Unito sarà il primo governo ad attuare i test clinici su larga scala riguardanti vaccini per diverse forme di cancro. L’arruolamento dei pazienti comincerà a partire da settembre 2023

Al via entro quest’anno in Gran Bretagna i test clinici su vaccini anti-cancro. I test, che saranno su larga scala, inizieranno a settembre 2023 con l’arruolamento dei pazienti. Il governo del Regno Unito collaborerà con l’azienda tedesca BioNTech per arrivare almeno a 10.000 persone inserite in studi clinici su immunoterapie a mRna per trattare i tumori. L’annuncio ufficiale era arrivato nei giorni scorsi ed è stato ribadito dai vertici di BioNTech.

L’ambizioso progetto è gestito dal servizio sanitario nazionale britannico (Nhs) e da ‘Genomics England’. L’obiettivo, come spiegato anche da BionTech, è accelerare la ricerca su questo fronte, cogliendo le lezioni della pandemia da Covid-19. Contro il coronavirus Sars-CoV-2, infatti, lo sviluppo del vaccino fu accelerato anche grazie alla collaborazione tra sistemi sanitari, mondo accademico, autorità regolatorie e settore privato. I trial dureranno fino al 2030. Circa un terzo dei candidati dei vaccini a mRna sono già in sperimentazione nel Regno Unito e utilizzano tutti una combinazione fissa di antigeni associati al tumore, codificati dall’mRna. Fra questi, BNT111 per il melanoma avanzato, BNT112 per il cancro alla prostata e BNT113 per i tumori della testa e del collo e altre neoplasie. Sempre nell’ambito dell’accordo, BioNTech istituirà un centro di ricerca e sviluppo a Cambridge, Uk, che impiegherà circa 70 ricercatori, nonché un ufficio a Londra. 

L’azienda punta a far sì che queste terapie diventino presto un trattamento regolare per i pazienti colpiti da determinati tipi di neoplasie. La tecnologia ha fatto molta strada, hanno sottolineato i vertici di BioNTech, precisando che adesso è possibile creare un vaccino personalizzato per il cancro in 4-6 settimane, laddove un tempo servivano anche 3-6 mesi. 

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Tubercolosi, Oms accelera su un nuovo vaccino: l’unico risale al 1921

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La malattia ha colpito oltre 10 milioni e mezzo di persone nel 2021, provocandone la morte di 1,6 milioni

La tubercolosi (Tbc) è una malattia infettiva causata dal Mycobacterium tubercolosis, batterio che si trasmette attraverso le goccioline di saliva presenti nell’aria. La diagnosi precoce permette di ridurre la diffusione del microbo e di individuare per tempo le cure più adatte per sconfiggerlo. La patologia si manifesta con tosse, dolore al torace, febbre, sudorazioni e perdita di peso e, con il passare del tempo è possibile che compaia sangue nell’espettorato. La trasmissione avviene per via aerea attraverso la saliva emessa dagli individui ammalati starnutendo o tossendo.

Nel 2021 la tubercolosi ha colpito ben 10,6 milioni di persone, provocandone la morte di 1,6 milioni. È per questo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha avviato un piano per accelerare l’autorizzazione e l’uso di nuovi vaccini contro la patologia. La Tbc infatti, rappresenta il secondo principale killer infettivo dopo Covid-19 e nessun nuovo vaccino è stato autorizzato nell’arco di un secolo. Ad annunciare la nascita del TB Vaccine Accelerator Council è stato il direttore Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, in un panel di rilievo al World Economic Forum di Davos, in Svizzera.

La resistenza ai farmaci continua ad essere un grave problema, con quasi mezzo milione di persone che sviluppano ogni anno una tubercolosi resistente ai farmaci. Attualmente, il vaccino Bacillus Calmette-Guèrin, sviluppato nel 1921, è l’unico contro la tubercolosi autorizzato. Sebbene fornisca un’efficacia moderata nella prevenzione delle forme gravi di tubercolosi nei neonati e nei bimbi piccoli, non protegge adeguatamente gli adolescenti e gli adulti, che rappresentano il quasi il 90% delle trasmissioni. 

Secondo l’Oms, un vaccino con un’efficacia del 75% potrebbe evitare fino a 110 milioni di nuovi casi e 12,3 milioni di morti. Una delle lezioni più importanti del Covid-19 è che gli interventi sanitari innovativi possono essere forniti rapidamente, se ritenuti prioritari e finanziati adeguatamente. “Le sfide presentate dalla tubercolosi e dal Covid-19 sono diverse, ma gli ingredienti che accelerano la ricerca sono gli stessi: investimenti pubblici urgenti e anticipati, solidarietà e l’impegno del settore privato e delle comunità” – ha affermato il direttore Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. 

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Vaccino unico contro tutti i virus influenzali? Lo studio Usa

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I ricercatori dell’Università della Pennsylvania stanno lavorando un vaccino che colpisca contemporaneamente i 20 ceppi noti del virus dell’influenza

Periodicamente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) analizza le epidemie influenzali verificatesi durante l’inverno nell’emisfero settentrionale e meridionale. Il fine è quello di identificare quali ceppi del virus sono più diffusi in quel momento, raccomandando alle aziende farmaceutiche di adattare il loro vaccino contro l’influenza stagionale. Per molto tempo, il vaccino antinfluenzale ha protetto, contemporaneamente, contro tre ceppi del virus: due ceppi di influenza A e uno di B. Successivamente i vaccini sono diventati ‘quadrivalenti’. Hanno cioè incorporato un quarto ceppo di virus influenzale (di tipo B) per coprire un raggio ancora più ampio.

L’Università statunitense della Pennsylvania sta lavorando ad un vaccino antinfluenzale universale, efficace contro tutte la varianti umane conosciute. I risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista ‘Science’, spiegano la metodica: ricercatori hanno iniettato nei roditori un vaccino sperimentale mirato a 20 diversi ceppi di influenza. I topi hanno effettivamente sviluppato anticorpi contro tutti i ceppi, con un livello di efficacia che è rimasto stabile per quattro mesi. Il prototipo è stato quindi iniettato anche nei furetti con risultati comparabili.

L’entusiasmo dei ricercatori

Albert Osterhaus, ricercatore veterinario ad Hannover, ha parlato della ricerca alla rivista ‘New Scientist’. “Questa strategia potrebbe essere un’opzione. I modelli di topo e furetto dell’influenza sono i migliori che si possano trovare tra i modelli animali”. Anche Peter Palese, altro autore della ricerca ha spiegato l’importanza di questi risultati. “Questi promettenti risultati sono una buona indicazione di ciò che accadrà negli esseri umani”.

Si tratta di un vero e proprio balzo in avanti reso possibile da una nuova tecnica di produzione dei vaccini: i vaccini a mRNA messagero. La tecnica del ‘messagero’ è più semplice ed economica rispetto al metodo tradizionale: produce semplicemente un filamento di RNA contenente il codice genetico di un grammento del virus bersaglio. L’RNA sintetico viene così iniettato come un vaccino e si insedia nelle cellule. Le cellule iniziano quindi a creare il virus seguendo le istruzioni del manuale, un po’ come se stessero montando un mobile.

 Il lavoro su questo vaccino universale dovrebbe passare presto alla fase I di sperimentazione clinica sull’uomo, per testarne la tollerabilità e i possibili effetti collaterali in un piccolo gruppo di pazienti.  Secondo la la virologa Alyson Kelvin “I risultati di Scott Hensley e del suo team mostrano come i vaccini a mRNA possano essere utilizzati in modi mai considerati prima. Questo è solo l’inizio delle possibilità che i vaccini a mRNA aprono”.

Clicca qui per leggere l’estratto della ricerca.

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