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In arrivo un vaccino contro l’HIV? La situazione

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Uno studio condotto dalla ‘International AIDS Vaccine Initiative’ e dalla ‘Scripps Research’ ha esaminato l’efficacia di un innovativo vaccino contro l’HIV

L’AIDS fu riconosciuta ufficialmente per la prima volta il 5 giugno 1981, quando i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie di Atlanta (CDC) registrarono casi sospetti di polmonite da Pneumocystis carinii in cinque uomini omosessuali a Los Angeles. Due anni dopo, nel 1983, il virus dell’HIV è stato scoperto e identificato come la causa dell’AIDS. Dall’inizio dell’epidemia, più di 70 milioni di persone hanno contratto l’infezione e circa 40.1 milioni sono morte (dati Oms). Oggi, circa 37 milioni di persone in tutto il mondo convivono con l’HIV. Di queste, 22 milioni sono attualmente in cura, ma la diffusione del virus non si è mai fermata.


Lo scorso primo dicembre, in concomitanza con la Giornata Mondiale contro l’AIDS, è stato pubblicato sulla rivista ‘Science’ uno studio condotto dalla ‘International AIDS Vaccine Initiative’ e dalla ‘Scripps Research’. Lo studio ha esaminato l’efficacia di un vaccino innovativo contro l’HIV. I risultati sono incoraggianti: la prima fase della sperimentazione mostra che sull’uomo il vaccino è capace di stimolare il sistema immunitario a produrre una risposta anticorpale efficace contro diversi ceppi virali dell’HIV“I risultati – si legge nell’estratto dello studio – stabiliscono una prova clinica del concetto per la strategia di innesco della progettazione del vaccino mirato alla linea germinale. Supportano inoltre lo sviluppo di regimi di potenziamento per generare risposte bnAb di classe VRC01 contro l’HIV. Infine, incoraggiano l’applicazione della strategia di targeting della linea germinale ad altri bersagli dell’HIV e di altri agenti patogeni”. 

Un vaccino potenzialmente rivoluzionario

“Lo sviluppo di un vaccino contro l’HIV sarebbe rivoluzionario se pensiamo che circa 38,4 milioni di persone al mondo vivono con questo virus, due terzi delle quali in Africa” – scrivono i ricercatori. L’International AIDS Vaccine Initiative ha annunciato l’inizio di questo studio clinico di Fase 1 nel 2018, per valutare la sicurezza di eOD-GT8 60mer e le risposte immunitarie che è in grado di indurre.

Lo studio ha incluso un totale di 48 adulti sani, di età compresa tra 18 e 50 anni. Di questi, 18 hanno ricevuto una dose di 20 microgrammi del vaccino e, otto settimane dopo, una dose uguale del vaccino con un adiuvante. Altri 18 hanno invece ricevuto una dose da 100 microgrammi del vaccino e, otto settimane dopo, una dose uguale del vaccino con un adiuvante. Infine, 12 partecipanti hanno ricevuto due dosi di un placebo salino, a distanza di 8 settimane. L’adiuvante in questione si chiama AS01B, sviluppato dalla società farmaceutica GSK.

“Si tratta di un modo completamente nuovo di pensare a come realizzare un vaccino”


Successivamente, i ricercatori hanno raccolto e analizzato le cellule immunitarie dal sangue e dai linfonodi dei partecipanti. Hanno quindi esaminato specificamente come le cellule B, un tipo di globuli bianchi che producono anticorpi nel sistema immunitario, hanno risposto al vaccino. Lo scopo di questa tecnica è essenzialmente quello di addestrare il sistema immunitario a riconoscere un’ampia gamma di sottotipi di HIV presenti in natura, come dichiarato da William Schief, uno degli autori dello studio. “Ci sono solo poche macchie sulla superficie del picco dell’HIV che rimangono le stesso – ha spiegato Schief. Stiamo cercando di ottenere anticorpi molto specifici contenenti proprietà che consentano loro di legarsi a quelle macchie esatte”.

Teoricamente questo vaccino sarà il primo di una serie di iniezioni multiple. Ognuna di queste utilizzerà una diversa particella di HIV per addestrare il sistema immunitario. Man mano che gli scatti procedono, le molecole si avvicinano sempre di più a quelle dei veri virus dell’HIV, fino a quando gli anticorpi prodotti possono legarsi a molti diversi tipi di HIV. “Si tratta di un modo completamente nuovo di pensare a come realizzare un vaccino – ha dichiarato Schief. 

Clicca qui per leggere l’estratto originale dello studio. 

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Nasce nuovo strumento per la somministrazione di farmaci

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L’invenzione consiste in un vaporizzatore che consente di trasformare in pochi secondi qualsiasi molecola farmacologicamente attiva dalla fase liquida a uno stato di gas

Nasce un nuovo strumento per veicolare i farmaci attraverso la nebulizzazione. Un nuovo studio internazionale descrive l’impiego di un innovativo vaporizzatore che è stato testato sull’uomo per la somministrazione di farmaci. Si tratta di un’invenzione che consente di trasformare in poche decine di secondi qualsiasi molecola farmacologicamente attiva dalla fase liquida a uno stato di gas, aprendo la strada a nuove possibilità terapeutiche per patologie respiratorie, cerebrali, cutanee, immunologiche e oncologiche. I risultati dello studio sono pubblicati sulla rivista ‘Heliyon’ (Cell Press).

L’inventore del nuovo strumento è il fisico Bruno Brandimarte. “Per molti anni ho insegnato Biofisica applicata alla medicina – spiega l’inventore. Molti colleghi mi ponevano la seguente domanda: ‘come possiamo fare per raggiungere con i farmaci le zone profonde dell’apparato respiratorio, considerando che gli attuali aerosol si fermano ai bronchi?’ Grazie alle mie conoscenze di anatomia ultrastrutturale e di fisica molecolare, trovai l’equazione che lega la dimensione delle gocce del vapore alla frequenza vibratoria che poteva generarle. Da qui, nasce il vaporizzatore” – ha spiegato Brandimarte.

Perché è così importante il nuovo strumento

Lo studio pubblicato ha certificato l’efficacia di questa innovativa via terapeutica. Grazie ad essa, inoltre, si verifica una riduzione drastica dei dosaggi necessari, e dunque una minore tossicità e una maggiore velocità di azione. Il nuovo apparecchio, chiamato Vaporizzatore Molecolare (VM) potrà essere utilizzato nel prossimi futuro per la cura di polmoniti, sinusiti, Parkinson. Ma anche tumori e malattie infettive (Covid incluso) tramite la somministrazione di vaccini e terapie con anticorpi monoclonali secondo schemi posologici del tutto innovativi per via del basso impatto sul paziente. La versatilità di impiego del VM consente di ‘colpire’ in modo mirato target specifici effettuando una medicina di precisione. Di conseguenza implica una vantaggiosa riduzione della concentrazione minima efficace rispetto alle somministrazioni per via sistemica disponibili oggi (orale, intramuscolare, endovenosa).

Vediamo le principali caratteristiche del nuovo strumento.
1) Innanzitutto, un tempo di vaporizzazione di poche decine di secondi, molto utile per la terapia inalatoria nei bambini.
2) La dimensione delle micro-gocce che costituiscono il vapore sono di circa 0,2/0,3 micron; tanto piccole che il vapore si comporta da gas.
3)In terzo luogo, l’assenza di condensazione: tale caratteristica, completamente assente negli aerosol, consente di raggiungere le zone profonde dell’apparato respiratorio (alveoli polmonari). L’assenza di condensazione è fondamentale anche per lo sviluppo di un innovativo sistema di umidificazione di soggetti intubati.
4)Infine, l’erogazione a ‘pressione positiva’, fondamentale per impiego in neonatologia e pediatria, su pazienti molto piccoli che non sono in grado di controllare volontariamente l’inspirazione.

Clicca qui per leggere l’estratto originale dello studio.

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Tumore del sangue raro e aggressivo: via libera alla prima terapia

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L’Italia è il secondo Paese in Europa a rendere disponibile il farmaco, dopo la Germania. Si tratta della prima e unica terapia per questa patologia

Al via la prima e unica terapia contro un tipo di tumore del sangue raro e aggressivo. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha infatti approvato la rimborsabilità di tagraxofusp come monoterapia per il trattamento di prima linea di pazienti colpiti dalla neoplasia a cellule dendritiche plasmacitoidi blastiche (BPDCN): si tratta di un tumore del sangue raro e con prognosi severa caratterizzato dalla iper-espressione dell’antigene CD123. Il nuovo farmaco rappresenta la prima e unica terapia specifica per questa grave forma di cancro.

La malattia si presenta generalmente all’esordio con lesioni cutanee di colore scuro, multiple e infiltranti. Nel suo decorso può interessare il midollo osseo, il sistema nervoso centrale e i linfonodi, diventando così una patologia sistemica. Ha un’incidenza molto bassa, sono meno di cento i nuovi casi ogni anno in Italia, e solo di recente ha trovato una definizione adeguata. Oggi è classificata all’interno delle neoplasie mieloidi aggressive

L’Italia è il secondo Paese in Europa a rendere disponibile il farmaco, dopo la Germania. Il provvedimento di Aifa segue l’approvazione a livello europeo. Tagraxofusp è una terapia mirata che agisce in maniera selettiva contro l’antigene CD123. Nello studio registrativo, che ha coinvolto 89 pazienti, il farmaco ha determinato una risposta complessiva del 75% con remissione di malattia del 57%. Il 51% dei pazienti in remissione è stato poi sottoposto, con successo, al trapianto di cellule staminali ematopoietiche. 

“Tagraxofusp è in grado di portare la neoplasia in remissione, che può essere consolidata con il trapianto di cellule staminali emopoietiche, migliorando così la probabilità di guarigioneha affermato Emanuele Angelucci, Direttore Struttura Complessa di Ematologia e Terapie cellulari del ‘San Martino’ di Genova. L’unico trattamento in grado di raggiungere questo importante risultato era proprio il trapianto, ma non tutti i pazienti potevano sottoporvisi. Tagraxofusp rappresenta una terapia che sa di svolta – ha concluso l’esperto.

Fonte: Ansa.it. 

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Classifica migliori ospedali al mondo: i primi tre sono americani

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Appena pubblicata la nuova classifica annuale ‘World’s Best Hospitals 2023’ di Newsweek. Il primo ospedale italiano è il ‘Gemelli’ di Roma, piazzato al 38° posto 

Appena stilata e pubblicata la nuova classifica annuale di Newsweek relativa ai migliori ospedali al mondo. La classifica, che prende il nome di ‘World’s Best Hospitals 2023’ elenca i migliori ospedali in 28 diversi paesi da tutto il mondo, tra cui Usa, Italia, Regno Unito, Germania, Spagna e Francia. Il podio è ancora una volta occupato tra tre nosocomi statunitensi: la ‘Mayo Clinic’ di Rochester, la ‘Cleveland Clinic’ di Cleveland e il ‘Massachusetts General Hospital’ di Boston, rispettivamente il primo, secondo e terzo gradino della classifica stilata dal settimanale Usa. Il lavoro è svolto in collaborazione con la società di dati Statistica. 

I paesi sono stati selezionati sulla base di molteplici fattori di comparabilità. Fattori come standard di vita/aspettativa di vita, dimensioni della popolazione, numero di ospedali e disponibilità di dati. I punteggi invece sono calcolati, per ciascun ospedale, in base a 4 indicatori ponderati: valutazioni tra pari, esperienza del paziente, metriche di qualità ospedaliera e implementazione delle valutazioni di esito su riscontri dei pazienti-PROM. 

Per il terzo anno consecutivo il primo ospedale italiano è il Policlinico ‘Gemelli’ di Roma che si piazza al 38° gradino della classifica. Tra gli europei svetta il ‘Karolinska Universitetssjukhuset’ di Solna in Svezia che si piazza al 6° posto assoluto. Segue a ruota, alla 7° posizione, il tedesco ‘Charitè – Universitätsmedizin’ di Berlino. All’ottavo gradino, invece, il ‘Hôpital Universitaire Pitié Salpêtrière’ di Parigi. Tornando agli italiani, dopo il Gemelli troviamo il ‘Niguarda’ di Milano al 60° pèosto assoluto, e il ‘San Raffaele’ (sempre di Milano) al 64°, tallonato dal ‘Sant’Orsola’ di Bologna che prende la sessantacinquesima posizione mondiale.

Clicca qui per leggere la classifica completa.

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