I ricercatori dell’Università della Pennsylvania stanno lavorando un vaccino che colpisca contemporaneamente i 20 ceppi noti del virus dell’influenza
Periodicamente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) analizza le epidemieinfluenzali verificatesi durante l’inverno nell’emisfero settentrionale e meridionale. Il fine è quello di identificare quali ceppi del virus sono più diffusi in quel momento, raccomandando alle aziende farmaceutiche di adattare il loro vaccino contro l’influenza stagionale. Per molto tempo, il vaccino antinfluenzale ha protetto, contemporaneamente, contro tre ceppi del virus: due ceppi di influenza A e uno di B. Successivamente i vaccini sono diventati ‘quadrivalenti’. Hanno cioè incorporato un quarto ceppo di virus influenzale (di tipo B) per coprire un raggio ancora più ampio.
L’Università statunitense della Pennsylvaniasta lavorando ad un vaccino antinfluenzale universale, efficace contro tutte la varianti umane conosciute. I risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista ‘Science’, spiegano la metodica: ricercatori hanno iniettato nei roditori un vaccino sperimentale mirato a 20 diversi ceppi di influenza. I topi hanno effettivamente sviluppato anticorpi contro tutti i ceppi, con un livello di efficacia che è rimasto stabile per quattro mesi. Il prototipo è stato quindi iniettato anche nei furetti con risultati comparabili.
L’entusiasmo dei ricercatori
Albert Osterhaus, ricercatore veterinario ad Hannover, ha parlato della ricerca alla rivista ‘New Scientist’. “Questa strategia potrebbe essere un’opzione. I modelli di topo e furetto dell’influenza sono i migliori che si possano trovare tra i modelli animali”. Anche Peter Palese, altro autore della ricerca ha spiegato l’importanza di questi risultati. “Questi promettenti risultati sono una buona indicazione di ciò che accadrà negli esseri umani”.
Si tratta di un vero e proprio balzo in avanti reso possibile da una nuova tecnica di produzione dei vaccini: i vaccini a mRNA messagero. La tecnica del ‘messagero’ è più semplice ed economica rispetto al metodo tradizionale: produce semplicemente un filamento di RNA contenente il codice genetico di un grammento del virus bersaglio. L’RNA sintetico viene così iniettato come un vaccino e si insedia nelle cellule. Le cellule iniziano quindi a creare il virus seguendo le istruzioni del manuale, un po’ come se stessero montando un mobile.
Il lavoro su questo vaccino universale dovrebbe passare presto alla fase I di sperimentazione clinica sull’uomo, per testarne la tollerabilità e i possibili effetti collaterali in un piccolo gruppo di pazienti. Secondo la la virologa Alyson Kelvin“I risultati di Scott Hensley e del suo team mostrano come i vaccini a mRNA possano essere utilizzati in modi mai considerati prima. Questo è solo l’inizio delle possibilità che i vaccini a mRNA aprono”.
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Il vaccino ha prodotto anticorpi potenti e cellule immunitarie EBV-specifiche, rimaste attive per almeno 7 mesi dopo la vaccinazione
Il virus di Epstein Barr (EBV) potrebbe essere prevenuto grazie a un nuovo vaccino in fase di sperimentazione. È quanto emerge da un lavoro del Berghofer Medical Research Institute di Brisbane (Australia) dall’esperto Vijayendra Dasari. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications.
Il virus di Epstein Barr causa febbre con interessamento dei linfonodi. La sua sua caratteristica principale è che, a differenza di altri virus, rimane latente nell’organismo e non viene mai del tutto eliminato. Secondo recenti ricerche, il virus potrebbe anche favorire lo sviluppo della sclerosi multupla, del linfoma di Hodgkin e di alcuni tumori del naso e della gola. I ricercatori australiani hanno ideato un vaccino che ha come bersaglio i linfonodi, testandone l’efficacia su modello animale.
Il vaccino ha prodotto anticorpi potenti e cellule immunitarie EBV-specifiche, rimaste attive per almeno 7 mesi dopo la vaccinazione. Il vaccino si è dimostrato in grado di indurre un’immunità che ha permesso di controllare la diffusione dei tumori associati al virus e la crescita tumorale in un modello animale di linfoma.
Clicca quiper leggere i risultati originali dello studio.
Per aumentarne l’efficacia i ricercatori hanno combinato il vaccino con un adiuvante che stimola le cellule immunitarie specifiche del fegato
In arrivo un nuovo vaccino per la malaria basato sulla tecnologia a RNA messaggero (mRNA), quella esplosa nel periodo di sviluppo dei vaccini anti-Covid. È questa la proposta di scienziati dell’Istituto di Ricerca Ferriere del Malaghan Institute of Medical Research. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista ‘Nature Immunology’.
“Grazie a questa sinergia, siamo stati in grado di progettare e convalidare un esempio di vaccino a base di mRNA che funziona generando cellule di memoria residenti nel fegato in un modello di malaria“ – afferma Gavin Painter dell’Istituto di Ricerca Ferrier. Questo dimostra l’enorme potenziale della tecnologia dell’RNA nella risoluzione di alcuni dei più grandi problemi di salute del mondo e la crescente capacità e competenza nello sviluppo di vaccini a base di mRNA qui in Nuova Zelanda e in Australia”.
“Il nostro vaccino basato su peptidi per la malaria ha avuto successo e mirava solo a piccoli frammenti proteici di una proteina della malaria, mentre i vaccini a base di mRNA codificano un’intera proteina della malaria – spiega Lauren Holz, co-autrice dello studio. Si tratta di un grosso punto di forza perché significa che possiamo generare una risposta immunitaria più ampia e protettiva”.
Una particolare strategia
Il gruppo di esperti ha anche utilizzato una particolare tattica. Per aumentare l’efficacia hanno combinato il vaccino con un adiuvante che stimola le cellule immunitarie specifiche del fegato. Questo ingrediente aggiuntivo aiuta a localizzare la risposta del vaccino a base di RNA nel fegato. Il fegato è un sito chiave per prevenire lo sviluppo e la maturazione del parassita nel corpo.
“Quando il parassita entra per la prima volta nel flusso sanguigno, viaggia fino al fegato dove si sviluppa e matura prima di infettare le cellule del sangue, momento in cui compaiono i sintomi della malattia – aggiunge il dottor Mitch Ganley. A differenza del vaccino per Covid-19, che agisce neutralizzando gli anticorpi, il nostro approccio unico si basa su cellule T che svolgono un ruolo critico nell’immunità. In particolare, un tipo di cellula T, chiamata cellula T di memoria residente nei tessuti, arresta l’infezione da malaria nel fegato per fermarne completamente la difussione”.
Un ulteriore grande vantaggio
“Un gran numero di vaccini contro la malaria sottoposti a prove hanno funzionato molto bene nei modelli animali o quando sono stati somministrati a persone che non avevano avuto la malaria in precedenza, ma non hanno avuto successo quando somministrati a persone che vivono in regioni endemiche per la malaria – spiega ancora la Dottoressa Holz. Al contrario, il nostro vaccino è ancora in grado di generare cellule immunitarie protettive specifiche del fegato e fornire protezione anche quando i modelli animali sono stati pre-esposti alla malattia“. Secondo l’esperta, il vantaggio di questo tipo di vaccino sta nel non essere influenzato dalla precedente esposizione alla malaria.
I ricercatori ora cercheranno di ottenere l’efficacia del vaccino con studi clinici sull’uomo.
Progetto di ricerca europeo, a cui partecipa anche l’Iss, è pronto a sviluppare dei vaccini nasali contro una serie di infezioni virali
Si tratta di una delle sfide maggiormente sentite fra i ricercatori del settore infettivologia: riuscire a sviluppare vaccini nasali in grado di sbarrare le porte di ingresso di virus e batteri che provocano infezioni respiratorie. Una sfida complessa, come evidenziato dagli sforzi messi in campo durante la pandemia.
A questo traguardo lavora adesso anche l’Istituto superiore di sanità (Iss). L’Iss ha infatti spiegato in una nota di essere partner di Nosevac, un progetto di ricerca innovativo per lo sviluppo di vaccini nasali contro le infezioni causate dai batteri S. pneumoniae (Stereptococcus pneumoniae) e B. pertussis (Bordetella pertussis) oltre che i virus influenzali e il noto Covid-19.
Nato sotto il coordinamento dell’European Vaccine Initiative, il progetto Nosevac è stato affidato a un pool di esperti composto da 12 team di ricerca provenienti dall’Ue, dalla Svizzera e dal Regno Unito. L’obiettivo è quello di sviluppare formulazioni vaccinali contenenti proteine o Rna relativi ad antigeni dei batteri e virus che infettano il tratto respiratorio superiore. In particolare, nei prossimi cinque anni il consorzio lavorerà per creare un vaccino nasale bivalente verso lo Streptococcus pneumoniae e la Bordetella pertussis. Un altro sarà diretto contro virus influenzali e Sars-CoV-2.
Ottimizzare nuove strategie vaccinali per combattere le infezioni
“Ci si aspetta che Nosevac apra un filone di ricerca strategico volto a combattere i patogeni respiratori con un alto rischio endemico” – spiega l’Iss. L’esperta Eliana Marina Coccia, responsabile scientifica Iss per il progetto, ha rilasciato importanti dichiarazioni in merito. “Il progetto affrontaun tema di grande attualità – afferma l’esperta. Ovvero quello di ottimizzare nuove strategie vaccinali per combattere le infezioni respiratorie ad alto rischio epidemico verso cui è necessario stimolare una risposta protettiva nelle alte vie respiratorie, punto di ingresso dei patogeni. In questo contesto il Dipartimento di malattie infettive dell’Iss rappresenta un partner particolarmente attento alla lotta contro le infezioni emergenti e riemergenti verso cui sono in corso diversi studi relativi alla patogenesi, ai meccanismi di immunoevasione e antibiotico-resistenza”.
L’approccio basato sulla messa a punto di formulazioni per vaccinazioni intranasali nasce dall’esigenza di stimolare un’immunità mucosale per prevenire non solo l’infezione ma anche la colonizzazione microbica, eventi non ben controllati dalle vaccinazioni intramuscolo o sottocutanee. All’interno di Nosevac, l’Iss è leader del task per la caratterizzazione dei candidati vaccinali utilizzando modelli in vitro basati su cellule primarie umane, in virtù della sua competenza di settore.
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