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Bere vino moderatamente fa bene? Ne parla un nuovo studio italiano

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Un gruppo di ricercatori italiani ha elaborato un ampio lavoro che conferma vari benefici derivanti dal bere (poco) vino

Uno dei principi cardine della dieta mediterranea dice che bere in modo moderato del vino porta dei benefici all’organismo. Ora però, lo ribadisce anche la scienza. Un gruppo di ricercatori italiani ha lavorato a una pubblicazione che riassume lo stato dell’arte sul consumo moderato di vino. Il lavoro è intitolato ‘Moderate Wine Consumption and Health: A Narrative Review’ ed è pubblicato sulla rivisita internazionale Nutrients

Lo studio conferma che il vino, se consumato moderatamente, non solo non aumenta il rischio di malattie cronico-degenerative, ma è anche associato a possibili benefici per la salute. Ciò vale ancora di più se rientra in in un modello di dieta mediterranea. Il vino, con una composizione ricca e originale in termini di polifenoli e antiossidanti, vede un’associazione protettiva tra un consumo da basso a moderato per le malattie cardiovascolari, il diabete di tipo 2 e i disturbi neurologici“Chi beve vino, in particolare rosso e nella misura massima di due bicchieri al giorno, ha il 51% in meno di rischi cardiovascolari– sottolinea Attilio Giacosa, uno degli autori della ricerca. Inoltre presenta anche un calo del 30% dei rischi di declino intellettuale. Non c’è motivo di suggerire a coloro che bevono vino con moderazione di smettere di farlo”.

Un lavoro che si basa su 24 studi scientifici

La review si è posto l’obiettivo di rivalutare la relazione che sussiste tra tipo e dose di bevanda alcolica consumata rispetto alla riduzione o all’incremento del rischio di malattie. Per la valutazione del consumo moderato del vino e gli effetti sulla salute, il pool di ricercatori ha selezionato 24 studi scientifici. Lo ha fatto tramite ricerche su banche dati di letteratura scientifica (come PubMed) e ha selezionato lavori pubblicati tra il 2010 e il 2022. In particolare, 8 studi riguardavano le malattie cardiovascolari, 3 il diabete di tipo 2, 4 le malattie neurodegenerative, 5 il cancro e 4 la longevità. 

Ne è emerso un lavoro che descrive davvero il vino a 360 gradi. Non solo per quanto concerne la relazione con le principali patologie del nostro tempo (si pensi alle malattie cronico degenerative). Ma anche perché descrive la sua relazione con la dieta Mediterranea, fornisce elementi di viticoltura e discute gli aspetti biochimici alla base degli effetti positivi dei nutraceutici che esso contiene.

‘Un modo mediterraneo di bere’

 Secondo lo studio, inoltre, si può parlare di un ‘modo mediterraneo di bere’. Ovvero un modo legato alla longevità che prevede un’assunzione moderata di vino in età adulta soprattutto durante i pasti. Ma soprattutto una modalità che potrebbe rappresentare il modo migliore per diminuire gli effetti tossici dell’etanolo e contemporaneamente aumentare le difese antiossidanti/disintossicanti grazie all’effetto sinergico di un’ampia gamma di componenti bioattivi in grado di modulare le difese dell’organismo e proteggere dalle malattie croniche/degenerative. 

Clicca qui per leggere l’estratto originale dello studio.

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Prevenire infarti e ictus? Sono sei gli alimenti chiave

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Non mangiare questi sei alimenti comporta un rischio più elevato di malattie cardiovascolari come infarto e ictus

Uno studio condotto dai ricercatori della McMaster Unideristy, in collaborazione con un team della Hamilton Health Sciences ha scoperto che non mangiare a sufficienza sei alimenti chiave in combinazione comporta un rischio più elevato di malattie cardiovascolari come infarto e ictus. I sei alimenti sono: frutta, verdura, legumi, noci, pesce e lattici integrali. Lo studio ha anche scoperto che una dieta sana può essere raggiunta in vari modi, ad esempio includendo quantità moderate di cereali integrali o carni non lavorate.

Il PURE Healthy Diet Score raccomanda un’assunzione giornaliera media di frutta da due a tre porzioni; verdure in due o tre porzioni; noci in una porzione; latticini a due porzioni. Il punteggio include anche da tre a quattro porzioni settimanali di legumi e da due a tre porzioni settimanali di pesce. Possibili sostituti includevano cereali integrali in una porzione giornaliera e carne rossa o pollame non lavorati in una porzione giornaliera. 

Molte ricerche si sono concentrate sui paesi occidentali e sulle diete che combinavano cibi dannosi e ultra-elaborati con cibi ricchi di nutrienti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che quasi 18 milioni di persone siano morte per eventi cardiovascolari nel 2019, che rappresentando il 32% di tutti i decessi globali. Di questi decessi, l’85% era dovuto ad infarto e ictus. I ricercatori PHRI e i loro collaboratori hanno analizzato i dati di 245.000 persone in 80 paesi da più studi. 

L’importanza della moderazione

Oltre ad avere un carattere globale questo studio, definendo il PURE Healthy Diet Score, si è concentrato esclusivamente su alimenti protettivi o naturali
    
“C’è una recente maggiore attenzione per un maggiore consumo di alimenti protettivi per la prevenzione delle malattie. Al di fuori di grandi quantità di frutta, verdura, noci e legumi, abbiamo dimostrato che la moderazione è fondamentale nel consumo di alimenti naturali” ha affermato affermato il primo autore Andrew Mente, del Dipartimento di ricerca sulla salute di McMaster
Quantità moderate di pesce e latticini interi sono associate a un minor rischio di malattie cardiovascolari e mortalità. Gli stessi risultati sulla salute possono essere raggiunti con un consumo moderato di cereali e carne, purché si tratti di cereali integrali non raffinati e carni non lavorate.

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Il digiuno intermittente efficace come una dieta? Lo studio

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Secondo una nuova ricerca pubblicata su ‘Annals of Internal Medicine’, contare le calorie o saltare un pasto produce lo stesso risultato. In realtà però, non tutti sono d’accordo

Stessi risultati per il digiuno intermittente e la dieta ipocalorica tradizionale nel processo di riduzione del peso corporeo. Lo sottolinea una ricerca dell’Università dell’Illinois secondo cui sia chi ha seguito il digiuno intermittente, sia chi ha seguito una dieta ipocalorica normale ha perso nel giro di un anno il 5% del peso corporeo. La ricerca, pubblicata su Annals of Internal Medicine, ha seguito circa 80 persone per 12 mesi.

I volontari hanno seguito tre tipi di routine alimentare. Il primo gruppo ha seguito un digiuno intermittente per cui potevano alimentarsi solo per otto ore al giorno tra le 12.00 e le 20.00. Il secondo gruppo ha invece seguito una dieta in cui si contavano le calorie riducendole del 25%. Infine, il terzo gruppo non ha seguito nessuna dieta particolare. È così emerso che, anche senza contare le calorie, i volontari del digiuno intermittente hanno assunto in media 425 calorie in meno al giorno, mentre il gruppo assegnato alla dieta tradizionale ne ha ingerite 405 in meno al giorno. In entrambi i casi, i volontari hanno finito col perdere fra i 5 e i 6 chili in un anno.

Un altro studio afferma che l’intervallo tra i pasti non è rilevante

In realtà però non tutti sono d’accordo con questa teoria. Un altro studio pubblicato sul Journal of the American Heart Association che ha preso in esame quasi 550 adulti del Maryland e della Pennsylvania per un periodo di 6 anni sostiene invece che sia preferibile adottare l’approccio tradizionale per dimagrire. L’età media dei soggetti presi in esame era 51 anni e l’indice di massa corporea medio era 30,8, un parametro sufficiente per definire una persona ‘obesa’. 

Grazie ad un’app creata per i volontari, i ricercatori hanno misurato le ore trascorse fra il primo pasto e l’ultimo della giornata, tra il risveglio e il primo pasto e l’intervallo tra l’ultimo pasto e il sonno. Il tempo medio dal primo all’ultimo pasto è stato di 11,5 ore; il tempo medio dal risveglio al primo pasto 1,6 ore; il tempo dall’ultimo pasto al sonno è stato di 4 ore; e la durata media del sonno è stata calcolata in 7,5 ore. I risultati indicano che né l’intervallo fra i pasti né l’orario dei singoli pasti erano associati a modifiche del peso corporeo, mentre è stato determinante per l’aumento di peso dopo i 6 anni il numero totale giornaliero di pasti abbondanti e di pasti medi.

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Ogni anno muoiono 420.000 persone per cibo contaminato

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Il dato è stato diffuso in occasione della Giornata mondiale della sicurezza alimentare promossa da Oms e Fao

Ogni giorno, circa 1,6 milioni di persone a livello mondiale si ammalano mangiando cibo contaminato. Di queste circa 420.000, ogni anno, muoiono. Parte da questi due tragici numeri l’appello della Giornata mondiale della sicurezza alimentare promossa da Oms e Fao (Food and Agriculture Organization of the United Nations) che si è celebrata ieri, mercoledì 7 giugno. Quest’anno l’attenzione delle due organizzazioni si è concentrata e si concentra sul ruolo delle pratiche e degli standard di sicurezza alimentare fondamentali per assicurare che ciò che mangiamo sia sicuro da consumare.

Rilevanti i commenti in merito della Dott.ssa Maria Niera, vicedirettore generale dell’OMS. “La sicurezza alimentare – ha spiegato l’esperta – ha un impatto diretto sulla nostra salute. Sono oltre 200 le malattie, dalla diarrea al cancro, causate dal consumo di alimenti contaminati da batteri, virus, parassiti o sostanze chimiche. Tendiamo a pensare alla sicurezza alimentare solo quando ci ammaliamo, e dovremmo pensarci più spesso perché le malattie di origine alimentare sono del tutto prevenibili. Gli alimenti sicuri – ha proseguito Niera – consentono l’assorbimento dei nutrienti e promuovono lo sviluppo umano. Nessuno dovrebbe morire mangiando cibo perché queste morti sono prevenibili”.

L’OMS ha sottolineato come sia poi fondamentale istituire dei solidi sistemi nazionali di sicurezza alimentare conformi agli standard stabiliti. Il tutto incoraggiando anche le imprese del settore alimentare a lavorare con i propri dipendenti, fornitori e altri soggetti interessati in modo da sviluppare una cultura della sicurezza alimentare, di pari passo con quanto possono fare le istituzioni educative e i datori di lavoro per promuovere la manipolazione sicura degli alimenti. 

L’Oms chiede uno sforzo anche ai consumatori. Ad esempio praticando una manipolazione sicura degli alimenti in casa, seguendo le raccomandazioni dell’Organizzazione come lavarsi le mani prima di preparare i pasti e utilizzare attrezzature e utensili separati come taglieri e coltelli quando si maneggiano cibi crudi.

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